sabato 15 novembre 2008

Blog di Dino Dono PER UN FEDERALISMO SCOLASTICO CHE UNISCE ITALIA: IUniScuola.TRASPARENZA ANCORA OPACA DELL'U.S.R per la Puglia


Blog di Dino Dono PER UN FEDERALISMO SCOLASTICO CHE UNISCE ITALIA: IUniScuola.TRASPARENZA ANCORA OPACA DELL'U.S.R per la Puglia

IUniScuola .Economia, lavoro e contesto di vita



<<< COSTITUZIONE ITALIANA






ROMA, sabato, 15 novembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell'intervento pronunciato dal prof. Francesco Paolo Casavola, docente di Storia del Diritto romano e Presidente emerito della Corte costituzionale, in occasione del Convegno dal titolo "La Costituzione Repubblicana. Fondamenti, principali e valori, tra attualità e prospettive", tenutosi a Roma dal 13 al 15 novembre e organizzato dall'Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato diocesano.
* * *
Il sessantesimo compleanno della Costituzione repubblicana cade in una congiuntura particolarmente significativa della nostra vita politica. Si stanno costituendo partiti nuovi, il più possibile lontani dai loro antenati ideologici, e che esprimano i bisogni degli italiani delle nuove generazioni. Niente è rimasto della società di metà novecento. Le classi, la lotta di classe, l'interclassismo, giustificavano i partiti di allora, liberale, comunista, democratico-cristiano. Oggi l'individualismo di massa, come presago già vide Giuseppe Capograssi, ha originato la modernità liquida, secondo la formula suggestiva di Zygmunt Bauman. Lo scenario tecnologico non ha come luogo simbolico la fabbrica, ma l'ufficio, il laboratorio, la banca informatizzata, l'ospedale, gli studi dei media e il loro indotto pubblicitario. Non contano più operai e contadini, dinanzi agli innumerevoli addetti ai servizi del territorio. Le professioni intellettuali non sono più soltanto quelle della tradizione, dei legali, medici, ingegneri, insegnanti, ma delle tante e crescenti specializzazioni richieste dalle innovazioni tecnoscientifiche e di una economia di intermediazioni e di interdipendenze.
Il mercato del lavoro, per corrispondere ai nuovi aspetti tecnologici delle imprese che hanno sempre meno bisogno di addetti, adotta forme di rapporti flessibili e precarie, che non danno ai giovani, tolti dalla disoccupazione totale, nessuna certezza di futuro per progettare la propria vita. La crisi del modello familiare, definito dalla Costituzione società naturale fondata sul matrimonio, dà luogo ad unioni di fatto, cui si vorrebbero aggiungere convivenze omosessuali. La scuola va incontro ciclicamente a riforme incerte, tra preparazione culturale di base e formazione professionale, e l'università non è da meno, nell'affanno di una competizione su scale internazionale. La presenza sempre più estesa di immigrati provenienti da altre civilizzazioni pone i problemi di una società multiculturale, multietnica, multireligiosa. La laicità dello Stato, pur affermata dalla Corte costituzionale non come estraneità e indifferenza rispetto alla religione, ma come rispetto della libertà di coscienza in regime di pluralismo confessionale, ivi compresa la miscredenza, è declinata da gruppi e movimenti come ostilità al cattolicesimo o più integralmente al fenomeno religioso. Il progresso delle scienze biologiche e della medicina rende acute le questioni etiche sull'inizio e sulla fine della vita.

La partecipazione democratica dei cittadini ai riti referendari ed elettorali dovrebbe essere accompagnata da un costante rinnovamento della rappresentanza parlamentare e delle amministrazioni locali e non essere condizionata da propaganda e da un uso strumentale dei media. La percezione diffusa di tanti mutamenti intervenuti nel corso di sessant'anni, cui non sono tempestivamente seguiti i provvedimenti di organiche riforme, ha generato la rappresentazione di una Costituzione vecchia, che va cambiata. Si sono susseguite tre commissioni bicamerali nella IX, XI, XIII legislatura, per affrontare il tema di riforme costituzionali. L'unica modifica di vasto impianto è stata quella del titolo V della Costituzione, che regola il rapporto tra Regioni e Stato. Il tentativo della XIV legislatura di una più ampia riforma è stato sonoramente bocciato dal referendum popolare. Non intervenendo una revisione complessiva della Carta, i media hanno divulgato una numerazione di Prima, Seconda ed ora anche di Terza Repubblica. Alla prima, dei padri fondatori, sarebbe seguita quella della decapitazione della classe politica finita nei processi giudiziari di Tangentopoli. Da allora si è parlato di transizione ad una diversa Costituzione. E non essendo giunti ad alcun approdo progetti e programmi dell'ormai longevo dibattito riformistico, si comincia a parlare di Terza Repubblica, non nata neppure la Seconda. In realtà la cultura costituzionalistica in Italia non ha mai avuto fortuna, né tra i cittadini, né nel ceto politico. Fu questa l'osservazione di Enrico De Nicola, nel discorso inaugurale della prima seduta pubblica della Corte costituzionale nel 1956, di cui egli fu il primo presidente. Provveda chi di dovere a diffondere la conoscenza della Costituzione, egli disse, prima che sia troppo tardi, perchè troppo tardi se può essere irrimediabile e grave per la vita di un individuo, lo è di più per quella di un popolo. Purtroppo di quel monito severo non si è tenuto il minimo conto. Noi continuiamo a non conoscere la nostra Costituzione, né nel suo testo, né nella interpretazione della giurisprudenza della Corte costituzionale, né nei modi con cui si discusse nell'Assemblea costituente e nelle sottocommissioni che elaborano il progetto. Si sente disinvoltamente dire "cambiamo la Costituzione", come se cambiare fosse equivalente a riformare.

Cambiare Costituzione presuppone caducare quella vigente. E una Costituzione cada quando un regime politico cade, con un colpo di Stato o una rivoluzione o una guerra civile o una disfatta militare. Oppure quando la forma di Stato muta da monarchia a repubblica, da Stato unitario a Stato federale, o muta la forma di governo, da parlamentare a presidenziale, o si instaura una dittatura. Non siamo dinanzi a nessuna di queste eventualità. E allora si chiama a soccorso la obsolescenza di una Costituzione fatta quando l'Italia era per due terzi una nazione rurale, mentre oggi è uno dei paesi più industrializzati del mondo. Che dovremmo dire, allora, della Costituzione degli Stati Uniti d'America, del 1787, di tempi in cui si navigava in velieri e si viaggiava su diligenze a cavallo? Uno dei padri del Codice Napoleone diceva che le leggi hanno il diritto di diventare antiche. Figurarsi le costituzioni! Gli Stati che cambiano frequentemente costituzione rivelano società e popoli in crisi da cui non riescono a uscire. Cominciamo con conoscere meglio la nostra Costituzione, per avere con chiarezza il quadro delle sue necessarie modificazioni. Non si toccheranno i principi, a cominciare dal primo, che definisce la Repubblica fondata sul lavoro. C'è chi ha osato considerarlo come il relitto di una ideologia classista di stampo sovietico, ignorando la discussione nella sottocommissione costituente, mirante ad escludere una anche pallida eco di tale significato.

La tradizione liberale un secolo prima avrebbe magari citato la proprietà, ma un socialista democratico come Saragat ricordava che la proprietà divide, mentre il lavoro è un gesto, un'idea che unisce. Su questo principio di unità dei cittadini, l'Italia esce dall'età dei conflitti sociali, e diventa la democrazia dei diritti sociali. Il secondo principio, non per importanza ma per tempo storico del suo riconoscimento, è quello personalista, per cui gli esseri umani e le formazioni sociali in cui si sviluppa la personalità umana, sono titolari di diritti inviolabili, preesistenti allo Stato. Il terzo, quello di uguaglianza dei cittadini, senza discriminazione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, esce dal limite del costituzionalismo liberale, dell'eguaglianza formale dinanzi alla legge (la loi c'est la meme pour tous delle costituzioni della Francia rivoluzionaria), per entrare nella dinamica di uno Stato sociale di diritto, in cui la Repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini. E se oltre i cittadini, tutti gli esseri umani hanno riconoscimento e protezione dei loro diritti, tutti hanno doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. I buoni frutti del solidarismo cattolico, dell'egualitarismo liberale, del socialismo europeo compongono una carta di valori, prima che di precetti. E sempre restando all'interno dei primi dodici articoli che si intitolano Principi fondamentali, incontriamo la estensione del lavoro a comprendere ogni attività o funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società; la natura unitaria della Repubblica, che pur si articola nelle autonomie locali; la tutela delle minoranze linguistiche; la laicità dello Stato; la libertà della cultura e della ricerca scientifica e tecnica; la tutela dell'ambiente e del patrimonio storico e artistico della Nazione; l'asilo politico allo straniero; il repudio della guerra, e le limitazioni della sovranità per un ordinamento che assicuri pace giustizia fra le Nazioni. Che cosa si potrà mai mutare di queste fondamenta della Repubblica? Per esse la nostra Costituzione appare a politici e studiosi stranieri come una delle Costituzioni più moderne e sagge del nostro tempo. E salvo qualche ritocco, per gli altri quattro titoli in cui è ordinata la Parte prima, che regola diritti e doveri dei cittadini, si può condividere lo stesso giudizio di piena attualità del nostro testo costituzionale.

Altro e diverso discorso va fatto per la parte seconda sull'ordinamento della Repubblica. La forma di governo scelta dai costituenti fu quella della Repubblica parlamentare e non presidenziale. Ma il parlamento bicamerale perfetto, cioè con due camere che hanno la stessa rappresentatività e gli stessi poteri, non fu l'idea guida dei padri fondatori, sì invece una soluzione di compromesso. Le due camere riflettevano l'antagonismo storico di re e Popolo, il Senato camera alta dei dignitari nominati dal monarca, la Camera dei deputati la camera bassa degli eletti dal popolo. Il passaggio dallo Stato monarchico allo Stato repubblicano avrebbe dovuto comportare, per quello spirito geometrico che non assiste sempre la razionalità dei processi storici, la scelta per un parlamento monocamerale. Era questa la determinazione della sinistra social-comunista, ma si temeva che ne nascesse un governo assembleare. Il cattolico Costantino Mortati progettò allora una seconda camera delle cosiddette aristocrazie tecniche, i cui componenti fossero eletti in categorie che esprimessero particolari requisiti di meriti e di competenze (presidenti della Repubblica o membri del governo, o di consigli regionali e comunali, professori d'università, magistrati e funzionari, membri elettivi di consigli superiori dell'amministrazione pubblica, o di ordini professionali o di camere di commercio o di organizzazioni sindacali o di imprese private).

Questa idea mortatiana avrebbe dato risposta alla esigenza di superare lo schema della rappresentanza indifferenziata dei cittadini, una testa un voto, per realizzare anche una rappresentanza delle formazioni sociali, che si sarebbe sempre potuta perfezionare, aggiornandola sulla evoluzione della società. Invece prevalse il disegno conservatore di una seconda camera identica alla prima, salvo che nei numeri, i senatori metà esatta, 315, dei 630 deputati, con l'effetto di mandare i testi legislativi in fase di confezionamento dall'una camera all'altra, con l'ovvio effetto di paralizzare o rendere tardivo e alterato il funzionamento del potere legislativo, e di costringere il governo ad usare ed abusare dello strumento, peraltro caduco e disorganico dei decreti-legge. Una riforma radicale consisterebbe nella pura e semplice eliminazione del Senato. Ma invece se ne ventila la trasformazione in una Camera delle Regioni, con una fantasia di ingegneria istituzionale che finora ha partorito mostri.

Il secondo nodo che dovrebbe essere sciolto dal riformatore costituzionale è quello del governo, o meglio del Capo del governo. Su questo punto i Padri costituenti lavorarono con l'incubo della ventennale dittatura fascista, appena abbattuta. Si volle un Presidente del Consiglio, secondo la metafora allora usata del direttore d'orchestra, alla mercè di delegazioni di ministri scelti dalle segreterie dei partiti, coalizzati nel governo, e che avevano convenuto la fiducia. La scelta parlamentare e la nomina da parte del Presidente della Repubblica erano nulla più che un rito. Un governo simile non può che essere debole. La durata meno che infra-annale dei governi repubblicani si deve a questa loro dipendenza da organi extracostituzionali, quali le segreterie dei partiti.

Restituire forza all'esecutivo significa indicazione del presidente del consiglio da parte dei cittadini elettori, nomina e revoca dei ministri prerogativa del capo del governo sulla base di un rapporto fiduciario, che fa della collegialità ministeriale un organismo coeso, nella piena responsabilità di chi lo dirige. Certo, c'è tanto da rivisitare e rivedere nell'ordinamento della Repubblica. La giustizia, ad esempio, è un altro caso del divario tra progetti elaborati in sottocommissione e il risultato del testo definitivo. Piero Calamandrei, Giovanni Leone e Gennaro Patricolo, presentarono tre distinti progetti, che se fossero stati adeguatamente combinati ci avrebbero risparmiato tante difficoltà del nostro sistema giustizia. A cominciare da una unità strutturale di giudici civili, penali, amministrativi, contabili, militari, della loro separazione strutturale e non solo funzionale dal pubblico ministero, per finire alla eliminazione del Ministro di giustizia, sostituito nei residuali compiti amministrativi da un Consiglio superiore della Magistratura, meglio e più autorevolmente definito come autogoverno di un unitario sistema di ogni giurisdizione.

Va da sè che, quando non si realizzano tempestivamente, le riforme premono con urgenze congiunturali e non epocali. I rapporti tra governo nazionale e governi locali rispondono alle prime, meno alle seconde. Il progresso delle tecnologie pone il problema se la frammentazione delle competenze territoriali corrisponda od invece ostacoli l'economia dei grandi bisogni e la realizzazione di infrastrutture che dall'intero paese si proiettano in Europa e nel mondo. In più la procedura di revisione, prevista nell'articolo 138 della Costituzione, era stata immaginata per correzioni di singoli articoli, dei loro sintagmi, non certo di intere parti organiche. Il tema metodologico, del come tecnicamente riformare il testo costituzionale, si affianca a quello sostanziale del come politicamente ammodernarlo. E non per un futuro breve, ma per quante generazioni, ancora venture, cui dovremmo avere l'ambizione di lasciare una Costituzione ancora migliore di quella che abbiamo ricevuta dai nostri padri.
*Docente di Storia del Diritto romano e Presidente emerito della Corte costituzionale
Fonte Agenzia ZENIT
SITO WEB http://www.zenit.org

Cappato: sul testamento biologico, il Pd scelga da che parte stare


Cappato: sul testamento biologico, il Pd scelga da che parte stare
SERVE UNA CAMPAGNA NEL PAESE. NOI RADICALI SIAMO DISPONIBILI.

Chi si ribella all'applicazione della Costituzione per Eluana Englaro ora invoca a gran voce una legge CONTRO il testamento biologico, con due obiettivi: primo, vanificare la volontà del malato sottomettendolo al potere assoluto delle strutture sanitarie; secondo, impedire l'interruzione dell'alimentazione artificiale, così da ingrossare le fila di quell'esercito di corpi senza coscienza né volontà che fruttano profitti sempre più consistenti alle cosiddette "cliniche specializzate". Prima che la Senatrice Binetti - che in nome della libertà di espressione abbiamo difeso da ogni ipotesi di espulsione dal Partito democratico - riesca ad ottenere anche la messa al bando dei sondaggi sul caso Englaro, credo che Walter Veltroni dovrebbe considerare con attenzione ciò che di "osceno" quei sondaggi mostrano. Lo "scandalo", che fa paura al Vaticano e di conseguenza a Binetti, è quello di un'opinione pubblica che sta per la stragrande maggioranza dalla parte di Beppino Englaro, come lo è stata - cattolici inclusi - dalla parte di Piero Welby, per il testamento biologico e per la legalizzazione dell'eutanasia.

Dopo i silenzi di Veltroni al Circo Massimo e la ripetizione da parte di Anna Finocchiaro del ritornello vuoto "ci vuole una legge, ci vuole una legge", il PD dovrebbe finalmente decidere quale legge vuole. Dovrebbe decidere se stare dalla parte di chi, come il Vaticano, considera l'interruzione dell'alimentazione come un assassinio, oppure essere in sintonia col proprio elettorato nel chiedere il rispetto dell'autodeterminazione individuale. E l'unico modo per rappresentare davvero il proprio elettorato, e anche tanti elettori di centrodestra che non seguono la leadership clericale, è quello di organizzare una campagna nel Paese, attivando gli eletti locali e i militanti del partito, invece che limitarsi a dichiarazioni ambigue che servono solo ad aprire la strada a una legge CONTRO il testamento biologico. Noi Radicali siamo, una volta di più, interessati e disponibili.

Marco Cappato, 15 novembre 2008

IN DUEMILA A JOAHHNESBURG PER L'ULTIMO SALUTO A MIRIAM MAKEBA



CLICCA QUI>>>In memory of Miriam Makeba



Johannesburg, 15 nov - Erano in circa duemila le persone che hanno reso oggi l'estremo saluto a Miriam Makeba, la cantante sudafricana morta la settimana scorsa durante un concerto in Italia. La commemorazione e' avvenuta nella piu' grande sala da concerti di Johannesburg, il ''Coca-Cola Dome'', ed ha visto la partecipazione di politici, musicisti ed attivisti anti-apartheid.

''Il suo nome era diventato il sinonimo della battaglia per la liberta' in Sudafrica'', ha detto il ministro della Cultura sudafricano, Pallo Jordan.

Il celebre musicista jazz Hugh Masekela ha suonato una delle sue canzoni, mentre il poeta Maishe Maponya ha dedicato alcuni versi a ''Mama Africa'' per aver acceso una ''fresca speranza per il futuro''. Alla cerimonia hanno partecipato anche l'ex presidente Thabo Mbeki, e il vice presidente Baleka Mbete. Il presidente in carica, Kgalema Motlanthe, impegnato a Washington per il G20, ha inviato un messaggio video.

La salma della cantante verra' cremata domani nel corso di una breve cerimonia aperta ai soli familiari. red/uda

Fonte (ASCA-AFP)

"libertà di scelta negli ospedali lombardi!”

Radicali e Ass.Coscioni: “FORMIGONI FUORILEGGE, chiediamo libertà di scelta negli ospedali lombardi!”

Il Governatore Formigoni ha dichiarato che “Le strutture della Lombardia restano indisponibili a togliere il sondino dell’alimentazione a Eluana Englaro”

Reagisce Valerio Federico, segretario di Radicali Milano ed esponente dell’Associazione Coscioni: ”FORMIGOLANDIA si pone ancora fuorilegge: sprezzante e indifferente verso le sentenze della magistratura il governatore lombardo intima ai medici della regione di non dare esecuzione a un diritto dei cittadini, anche se una struttura fosse attrezzata a farlo e anche se il personale fosse disponibile. Siamo di fronte a una dichiarazione di gravità straordinaria”.
Prosegue Federico:” Non siamo per obbligare alcun medico ma chiediamo che le strutture ospedaliere garantiscano da subito un diritto sancito dalle ultime sentenze. Ci auguriamo che i medici lombardi non subiscano il ricatto della Regione e non si facciano intimidire, certo il semi-monopolio ciellino nelle cariche di direttori generali e sanitari non ci lascia tranquilli. Ricordiamo che alla Regione spetta il compito di gestire la Sanità non quello di intervenire sulle libertà individuali.”
Conclude Luca Perego, segretario di Radicali Lecco: ”Formigoni si scusi con la famiglia Englaro e compia un gesto riparatore: inviti gli ospedali della regione, attrezzati a farlo, a rendersi disponibili da subito per dar seguito alla decisione di Eluana e, d’ora in poi alle decisioni di tutti i cittadini che hanno manifestato - o che lo faranno – le loro volontà in merito alla fase terminale della loro vita”.
Giovedì a partire dalle 11.30 davanti al “Pirellone” le Cellule Coscioni di Lecco e di Milano terranno un presidio per la libertà di scelta dei cittadini lombardi

venerdì 14 novembre 2008

IUniScuola .Contratti personale ATA a tempo determinato

IUniScuola .Contratti personale ATA a tempo determinato




Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Dipartimento per
l’Istruzione - Direzione Generale per il personale scolastico-Uff. III

Prot. n. AOODGPER 18543 Roma, 13 novembre 2008
Oggetto: contratti personale ATA a tempo determinato fino alla nomina dell’avente diritto per l’anno scolastico 2008/2009 ai sensi dell’articolo 59 CCNL 29.11.2007.

Si fa seguito alle note prot. n. 13561 del 28.8.2008 e prot. n. 15813 del 30.9.2008 dello scrivente ufficio riguardanti il conferimento di supplenze al personale in servizio, ai sensi degli articoli 36 e 59 CCNL 29.11.2007, per fornire alcuni chiarimenti in merito ai contratti sottoscritti da personale ATA nel corrente anno scolastico su posti disponibili entro la data del 31 dicembre, con durata fino alla nomina dell’avente diritto, ex art. 40 Legge 449/97.

Sotto il profilo della coerenza al requisito della durata non inferiore ad un anno prevista dai citati articoli del CCNL, si ritiene che i contratti in oggetto possano considerarsi ammissibili, dal momento che, in situazione di ordinaria gestione, trattandosi della copertura di posti disponibili per tutto l’anno scolastico, i dirigenti scolastici avrebbero provveduto all’assegnazione di supplenze fino al termine delle attività didattiche, quindi della durata di un anno, con conseguente possibilità del personale ATA di ruolo di accettare tali nomine.

La situazione particolare verificatasi all’avvio del corrente anno scolastico, dovuta alla mancata approvazione in tempo utile delle graduatorie di circolo e d’istituto di 3° fascia, di cui al DM n. 59 del 26.6.2008, ha reso necessario il ricorso ai contratti fino alla nomina dell’avente diritto, al fine di garantire il regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche e di salvaguardare i diritti del personale interessato alle nomine.

Tutto ciò considerato, d’intesa con i competenti uffici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si ritiene che i contratti in oggetto possano essere ammessi a registrazione da parte delle Ragionerie territoriali dello Stato ed al pagamento da parte delle Direzioni territoriali dell’economia e delle finanze.

In particolare, allo scopo di consentire la tempestiva e corretta ordinazione dei pagamenti mediante ruoli di spesa fissa a carico del Service Personale Tesoro, occorre precisare che il pagamento dei contratti in questione potrà essere eseguito senza attendere la comunicazione di prestato servizio e che per tale tipologia di contratti è dovuto il pagamento del compenso individuale accessorio.

Si raccomanda, dopo l’approvazione definitiva delle relative graduatorie, di trasmettere tempestivamente ai competenti Uffici del Ministero dell’Economia e delle Finanze i contratti a titolo definitivo, anche questi ultimi trattati manualmente, relativi ai posti in questione che saranno stipulati fino al termine delle attività didattiche (30 giugno), ai sensi delle specifiche disposizioni contenute nel Regolamento riguardanti il conferimento delle supplenze al personale ATA, adottato con D.M. n.430/2000.

IL DIRETTORE GENERALE
f.to Luciano Chiappetta

Destinatari:

Ai Dirigenti delle Istituzioni scolastiche
LORO SEDI

Al MEF
-Dipartimento della Ragioneria territoriale dello Stato
ROMA

Al MEF
Servizi Centrali per il Sistema Informativo Integrato
ROMA

e, p.c.
Ai Direttori degli Uffici Scolastici regionali
Ai Dirigenti degli Uffici Scolastici provinciali
LORO SEDI

IUniScuola.Opere di Edilizia Scolastica nella Regione Lombardia




La Regione Lombardia ha approvato il Piano di intervento ordinario per l'anno 2008 per opere di edilizia scolastica, assegnando i relativi contributi a Comuni e scuole per l'infanzia autonome di enti senza scopo di lucro. Con decreto integrativo si procederà all'integrazione del Piano, per la Provincia di Milano, e alla conseguente assegnazione di contributi.
L'importo delle assegnazioni alle province di: BERGAMO,BRESCIA,COMO,CREMONA,LECCO,LODI.MANTOVA,PAVIA,SONDRIO e VARESE:
per Amministrazioni Comunali € 7.410.207;
per Enti privati € 1.064.940
DECRETO

PROSPETTO SOMME ASSEGNATE

DONOFRIO di IUniScuola.Liste Socialiste




OTTIMA CONCLUSIONE DELLA DIREZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA DEL 12 novembre 2008:
PRESENTAZIONE LISTE SOCIALISTE CON EVENTUALI INNESTI o COABITAZIONI
Fonte WEB-LINK:
IL Garofolo

IUniScuola.Violato il principio della parità di trattamento uomo-donna




14 novembre 2008
Pensioni: la Corte di giustizia europea condanna l'Italia
Benefici del Tfs alle donne


Il regime pensionistico dei dipendenti pubblici, stabilito dal decreto legislatico n. 421 del 23 ottobre 1992, che fissa a 60 anni l'età pensionabile delle donne e a 65 per gli uomini viola il principio generale della parità di trattamento, garantito dall'art.141 CE. Lo ha affermato la Corte di giustizia europea che ha condannato l'Italia per il mancato rispetto degli obblighi comunitari dopo un ricorso della Commissione europea contro il sistema "discriminatrio" gestito dal'Inpdap.
L'elemento discriminatorio, secondo la Corte, sta nel fatto che la pensione viene calcolata sulla base degli anni di servizio prestati e in base all'ultimo stipendio del dipendente pubblico. E quindi, andando in pensione cinque anni prima degli uomini, le donne percepiscono una pensione inferiore. La Corte ha pertanto sottolineato che la fissazione, ai fini del pensionamento, di una condizione d'età diversa a seconda del sesso "non compensa gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici donne e non le aiuta nella loro vita professionale né pone rimedio ai problemi che esse possono incontrare durante la loro carriera professionale".
La decisione della Corte con sede in Lussemburgo non ha colto di sorpresa la senatrice Emma Bonino che ha ricordato come si sia, quando era ministro per le Politiche europee del governo Prodi, "letteralmente sgolata a questo proposito, anticipando una condanna che era scritta nel marmo".
Evidentemente, ha osservato Bonino, "neppure la 'minaccia' europea è servita a fare un passo avanti rispetto a quello che in Italia è un vero tabù a destra come a sinistra, per non parlare dei sindacati di ogni colore. Ciò che deve preoccupare, non è solo il fatto di essere messi all'indice dall'Europa su di una questione che non dovrebbe neppure essere di attualità in uno Stato moderno, come la disparità di trattamento uomo-donna, ma che in Italia esista una legge che stabilisce che una donna debba avere meno anni di contributi di un uomo, comportando così una discriminazione retributiva a tutti gli effetti".
Secondo la Bonino "una maggiore flessibilità per tutti nel momento del pensionamento, oltre che non-discriminatorio, sarebbe pienamente compatibile con il nostro regime pensionistico. Se l'Italia non si conforma alla pronuncia rischia di pagare una multa salatissima, multa che ricadrà nelle tasche dei contribuenti". Infatti, ha ammonito Bonino, "la Commissione europea può proporre un nuovo ricorso chiedendo l'applicazione delle sanzioni che decorrono da domani e che vanno da un minimo giornaliero di 11.904 euro a un massimo di 714.240 e l'irrogazione di una sanzione forfettaria nella misura minima di 9.920.000 euro. Come dire: all'autolesionismo non c'è mai fine evidentemente"
Fonte :Agenzia Radicale

giovedì 13 novembre 2008

IUniScuola.TRASPARENZA ANCORA OPACA DELL'U.S.R per la Puglia





IUniScuola.TRASPARENZA ANCORA OPACA DELL'U.S.R per la Puglia su i fondi da inviare alle Scuole (anno 2006 e precedenti)
Dal sito WEB: dell'Ufficio Scolastico Regionale Puglia-Link utili: "F.N.A.D.A" - una nota dell’ANQUAP: "Finanziamenti alle scuole, residui attivi al 31.12.2006, saldo 2007 ed erogazioni 2008:Il silenzio ministeriale si fa sempre più incomprensibile e genera sfiducia. I contatti con gli Uffici centrali sono difficili ( per non dire impossibili ) e quando avvengono non risolvono i problemi e non forniscono spiegazioni convincenti. I contatti con gli Uffici periferici sono inutili perché i “ referenti “ degli Uffici Scolastici Regionali e degli Uffici Scolastici Provinciali sono all’oscuro sull’argomento e non sanno cosa avviene a livello ministeriale"


DAL COMUNICATO IUniScuola del 22 maggio 2008
IL COORDINAMENTO PRECAR-IUniScuola aderisce SABATO 24 maggio 2008 allo SCIOPERO di “liberazione” nelle scuole della Puglia, del personale Docente e ATA di qualsiasi ordine e grado di scuole per l’intera giornata di sabato 24 maggio 2008. "Dalle OO.SS. FIS-CAB, CISAL, INTESA, SAB, UNAMS, RdB-CUB SCUOLA, IUNISCUOLA un forte segnale contro il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale " Lo sciopero è stato autorizzato dalla Direzione Scolastica Regionale per la Puglia con Telefax n.4532del 16 maggio 2008. PRECAR-IUniScuola chiedono di sostenere l'iniziativa di sciopero per ottenere in tempo utile dai Ministri Gelmini e Brunetta un provvedimento di nomina di un Commissario “ad acta”per gli Uffici Scolastici Regionali, onde meglio tutelare il diritto degli studenti e dei disabili all’istruzione, non solo in Puglia ma anche in quelle regioni ove è stata determinata una formazione erronea delle classi e degli organici per l’anno scolastico 2008/2009 con delle pesanti ricadute sulle famiglie e gli studenti, precludendo l'immissione in ruolo a quei precari " Italiani"beneficiari del piano triennale di assunzione Coordinamento Precar-IUniScuola iusprecari@libero.it
Articolo collegato
21-04-2008
IUNISCUOLA PER UNA NUOVA GESTIONE MPI:FEDERALISMO SCOLASTICO
Prima di tutto, ricordiamo che la finalità educativa di tutto il sistema scolastico di un’intera nazione, e cioè la formazione e la crescita culturale dei nostri ragazzi, va di pari passo con un altro diritto/dovere dei nostri giovani: essere preparati in vista delle realtà lavorative del territorio. Sappiamo benissimo che i giovani e le famiglie si aspettano questo. Sarebbe inutile e anzi dannoso continuare a sfornare ragazzi anche preparatissimi per professioni e mestieri per i quali il mercato del lavoro è saturo. Fuori di metafora, la nostra convinzione è la seguente: prima di affrontare le famose tre P, Professionalità, Paghe e Precariato, dobbiamo progettare un Sistema/scuola Decentrato, Regionale, inserito in un complesso Federale. Il nostro modello politico potrebbe essere ad esempio la Svizzera con i suoi Cantoni. Quindi, la prima cosa da fare è abolire del tutto il Ministero della Pubblica Istruzione, elefantiaco e burocratico mausoleo retaggio di uno concezione dello ormai desueta. Secondo passo deve essere l’abolizione di Direzioni Regionali e U.S.P, per istituire un unico Ufficio Scolastico Regionale, che provvederà a un reclutamento agile a livello territoriale."Ecco che allora IUniScuola ribadisce la necessità di approntare un albo regionale dei docenti per la piena e prioritaria sistemazione dei docenti già selezionati, in modo da evitare il caos burocratico, con i tragici balletti di inizio anno scolastico. " La prima piaga, quella del precariato storico e delle Graduatorie chilometriche, sarà cosi automaticamente risolto, e di conseguenza anche la formazione professionale del personale della scuola, che si dovrà svolgere completamente IN RETE, senza impedire o intralciare il lavoro a scuola , ma offrendo una grande occasione di confronto e di dibattito ON LINE. Infine, per quanto riguarda le paghe: DETASSAZIONE E INCENTIVI per chi s’impegna nelle attività didattiche e connesse. Queste sono le nostre proposte per risolvere le fatidiche tre P. Soluzioni a quanto pare drastiche, ma necessarie e convenienti. Le tre P: PRECARIATO, PROFESSIONALITA' E PAGHE: solo chiacchiere sino ad oggi per risolvere le questioni aperte" docenti,Ata e Dirigenti Scolastici". IUniScuola per una riforma scolastica federalistica per porre fine alle tre piaghe della Scuola Italiana! Leonardo Donofrio Presidente IUniScuola.
WEB-Link:
IUniScuola chiede agli uffici del M.I.U.R maggiore trasparenza

IUniScuola.Istituti Comprensivi: "una sfida ancora aperta"


Istituti Comprensivi: "una sfida ancora aperta"
Seminario di studi riservato agli operatori scolastici e rappresentanti degli enti locali organizzato dalla Regione Emilia-Romagna e dall'USR ER. Bologna, 17 novembre 2008.
L'ufficio Scolastico Regionale in partenariato con l’Assessorato regionale all’Istruzione della Regione Emilia-Romagna, promuove per il giorno lunedì 17 novembre 2008 (ore 9.00 – 18.00) presso l’Auditorium della Regione Emilia-Romagna – v,le Aldo Moro, 18 – 40127 Bologna, un seminario regionale ad invito di analisi dell’esperienza degli istituti comprensivi e delle sue prospettive di sviluppo.
Leggi tutto

I valori del presidente di Alessandro Litta Modignani

L'Opinione 13-11-2008

I valori del presidente
Mettere il cappello religioso sugli ideali di Barack è un’operazione arbitraria
Obama è sotto le ali della democrazia, non del “culto”
Bush aveva creduto di utilizzare la fede a scopi propagandistici, ma l’America gli ha voltato le spalle
di Alessandro Litta Modignani
“Democrazia, libertà, opportunità e una speranza indomita”: questi sono gli ideali intramontabili dell’America, riassunti da Barack Obama nel discorso di Chicago, la notte della vittoria. Ernesto Galli della Loggia, nell’editoriale del Corriere della Sera di domenica scorsa, tenta di “mettere il cappello” religioso su questi stessi ideali, un’operazione culturalmente arbitraria e assai discutibile anche sul piano logico e concettuale. Il tentativo di “appropriazione indebita” è evidente fin dal titolo dell’articolo: “Gli ideali americani – Una nazione sotto l’ala di Dio”. Il richiamo alla storia sarebbe vuoto, retorico, politicamente controproducente, sostiene Galli, se non fosse riferito a una “fortissima ispirazione originaria, costituita dalla religione”. Solo in chiave religiosa, infatti, è possibile nutrire una “speranza indomita”, è la tesi del commentatore. E dove sta scritto ? La pretesa di legare, anzi di subordinare, i valori civili americani a una (presunta) matrice cristiana, nella sua declinazione biblico-giudaica, è tutta da dimostrare. I valori citati da Obama sono i principi fondanti della democrazia americana, ma non sono affatto necessariamente connessi a una visione religiosa della vita, meno che mai delle istituzioni politiche. Anzi. Tutta la storia degli Stati Uniti è una lotta per la libertà degli individui – di tutti gli individui, credenti o meno. E’ anche una storia di libertà religiosa: i “padri pellegrini” del Mayflower cercarono scampo oltre oceano per non dover sottostare alla intolleranza religiosa di papi e sovrani europei. Proprio per questo il primo emendamento della Costituzione americana vieta tassativamente qualsiasi legge che conferisca uno status privilegiato a una confessione religiosa. In America – Galli lo sa bene – nessun Concordato sul modello italiano fra Stato e Chiesa sarebbe possibile.

L’idea stessa che la storia o è religiosa, o è inevitabilmente destinata “a consumarsi e a corrompersi”, come scrive Galli, è del tutto infondata. Si tratta di un’interpretazione capziosa, sostanzialmente mistificatoria. Chi aveva creduto di utilizzare la religione a fini propagandistici è stato Bush, al quale però l’America ha voltato le spalle. Ora Galli della Loggia tenta di ripetere, a vantaggio della Chiesa cattolica, la stessa operazione che Veltroni cerca goffamente di proporre a beneficio del Pd: “girare” la vittoria di Obama secondo il proprio tornaconto. Non è vero neanche che l’elezione di Obama è di “conservazione”, neppure nel senso particolare di una “restaurazione dell’antica promessa giudaico-cristiana”, come afferma ancora l’editorialista del Corriere. Le parole del neo-presidente sono semmai un richiamo alla “ricerca della felicità” così solennemente citata nella costituzione. E’ questa la “speranza indomita”: un valore universale insito in ogni individuo, che prescinde completamente da qualsiasi matrice fideistica o religiosa. L’operazione è dunque scopertamente strumentale. Dove vuole andare a parare Galli della Loggia? Evidentemente cerca di portare acqua al mulino di quanti sostengono la necessità, in Europa, di un richiamo costituzionale alle cosiddette “radici giudaico-cristiane”, strumento di una possibile egemonia della religione sulla politica. Egli però si illude, perché questo tentativo ha le gambe corte. Il giorno stesso della pubblicazione dell’editoriale, Barack Obama ha annunciato che aborto e cellule staminali sono solo due delle riforme che vuole introdurre per “cancellare Bush”, o meglio il suo utilizzo della religione come ideologia del potere politico. Sotto questo aspetto, il successo di Obama costituisce una sconfitta storica per i nemici della laicità dello Stato e delle libertà individuali, in primo luogo per la Chiesa cattolica. Nessun editorialista compiacente riuscirà ad alterarne il significato.
Fonte L'Opinione del13-11-2008

mercoledì 12 novembre 2008

IUniScuola:Il 56,9 degli Italiani insoddisfatti della propria situazione economica


Italiani sempre più insoddisfatti della propria situazione economica. Lo rivela l'Annuario Statistico 2008 redatto dall'Istat un'indagine ad ampio raggio sui numeri che descrivono il nostro Paese dalla casa, alla salute, all'ambiente, alla scuola. Quello che ne scaturisce è una popolazione dove gli ultrasessantacinquenni sono uno su cinque, che cresce solo grazie all'afflusso degli immigrati (rappresentano il 5,8% del totale) e che si sente impoverita e scoraggiata.

Soddisfazione - La percentuale di persone, sopra i 14 anni, che si dichiara molto o abbastanza soddisfatta del suo 'portafogli' scende a ritmi da picchiata: quest'anno è a quota 43,7% rispetto al 51,2% dello scorso anno e addirittura al 64,1% di sette anni fa. La quota più alta di soddisfatti si registra al Nord (51,8%), mentre si attesta al 43,1% nel Centro e si riduce al 33,4% nel Mezzogiorno. Le persone per niente o poco soddisfatte sono invece il 53,7% (33,1% nel 2001); la quota più alta di insoddisfatti si trova al Sud (64,2%), meno rilevante quelle del Nord (45,9%) e del Centro (53,5%).

In particolare, dopo il rallentamento verificatosi nel periodo tra il 2003 e il 2007, dal 2008 riprende a crescere la quota di famiglie che giudicano peggiorata la propria situazione economica rispetto all’anno precedente: si passa dal 41 % del 2007 al 54,5% del 2008. Diminuiscono, invece, in modo significativo, le famiglie che giudicano invariata la loro condizione (dal 51,9% al 39,4%) e aumentano quelle che la ritengono un po’ peggiorata (dal 31,8% al 38,3%) o molto peggiorata (dal 9,2% al 16,2%).

Numero - Alla fine del 2007, i residenti nel nostro Paese risultano essere poco meno di 60 milioni, con un balzo in avanti rispetto all'anno precedente di circa 488.000 unità. Un incremento che si deve per intero al saldo attivo del movimento migratorio: in totale, gli immigrati rappresentano il 5,8% dell'intera popolazione italiana.

Figli - La fecondità delle donne italiane nel 2007 è salita, seppur di poco: in un anno si è passati da 1,35 a 1,37 figli rimanendo in Europa occidentale al penultimo posto, appena prima della Germania che con 1,34 figli per donna è il fanalino di coda di questa speciale classifica. In lieve ripresa anche i matrimoni (da 245.992 a 250.041).

Casa
- Alla fine dello scorso anno ben il 73,7% delle famiglie italiane risulta proprietaria dell'abitazione in cui vive mentre il 17,2% abita in un appartamento in affitto. In questo caso, il canone di locazione viene pagato per il 70,8% a un privato e per il 22,3% a un ente pubblico. Sopravvive ancora il contratto a equo canone, che rappresenta il 21,8% degli affitti e viene superato con il 23,5% dai patti in deroga.

Lavoro
- Gli occupati aumentano dell’1% nel 2007 rispetto all'anno precedente. Circa i due terzi di tale aumento riguarda i cittadini stranieri (+154.000), di conseguenza la quota di lavoratori stranieri sale dal 5,9% del 2006 al 6,5%. Il numero delle persone in cerca di occupazione è sceso a 1.506.000, 167.000 in meno rispetto al 2006 (-10%); il tasso di disoccupazione si attesta dunque al 6,1% dal 6,8% del 2006.

Salute - La salute non è un problema per la maggior parte degli italiani: il 73,3% della popolazione dà infatti un giudizio positivo sul proprio stato fisico. Il 39% dei residenti nello Stivale ha dichiarato di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche, quota in lieve aumento rispetto al 2007. I disturbi più diffusi sono l'artrosi/artrite (18%), l'ipertensione (16%), le malattie allergiche (10,6%), l'osteoporosi (7,3%), la bronchite cronica e l'asma bronchiale (6,4%) e il diabete (4,8%).

Trasporti e Tlc- Il trasporto su strada è ancora il più gettonato e fra i mezzi di trasporto privato l'automobile resta la preferita, sia dagli occupati, come conducenti, che la usano negli spostamenti per recarsi al lavoro (69,7%) sia per gli studenti, come passeggeri (36,3%). La puntualità dei treni è ancora l'aspetto che incontra la percentuale di soddisfazione più bassa fra gli utenti, appena il 42,6%, in diminuzione rispetto al 2007 (44,2%). Boom per quel che riguarda le telecomunicazioni: alla fine 2006 si contavano 7,4 milioni di abbonati alla telefonia fissa. Le linee mobili attive sono 81,6 milioni (erano 71,9 milioni all'inizio del 2006). E le carte telefoniche prepagate attive ammontano a 73,7 milioni (erano 65,3 milioni ad inizio 2006)

Ambiente - Traffico e inquinamento assillano gli italiani. "Nel 2008 - si legge nel rapporto Istat - i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie nella zona in cui abitano sono il traffico (45,6%), l'inquinamento dell'aria (41,4%), la difficoltà di parcheggio (39,3%), il rischio criminalità (36,8%), il rumore (36%), il non fidarsi a bere acqua dal rubinetto (32,8%), la sporcizia nelle strade e la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (entrambe 29,4%)".

Giustizia
- I delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria sono stati 2.771.490, con un aumento del 7,5% rispetto al 2005. Tra le tipologie di delitti gli omicidi volontari crescono del 3,3% rispetto al 2005, le rapine del 9,4%, i furti del 5,4%, le truffe e le frodi informatiche del 20,5% e le violenze sessuali del 12,3%.

Scuola
- La quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore si attesta al 32,4%, mentre il 10,2% possiede un titolo di studio universitario. I giovani iscritti per la prima volta all'università nell'anno accademico 2006/2007 sono poco più di 308.000, circa 16.000 in meno rispetto all'anno precedente (-5,0%), confermando una fase di flessione delle immatricolazioni rilevata a partire dal 2004/2005; in controtendenza le immatricolazioni ai corsi triennali dei gruppi chimico-farmaceutico (+5,2%) e ingegneria (+4,7%).

Clima
- L'Italia un paese sempre più tropicale. La temperatura media annua del 2007 si è attestata su 14,8° C, con un aumento rispetto ai valori climatici 1961-1990 di circa 1,3° C. Il dato rilevato dall'Istat di 1,3°C, spiega all’Adnkronos il climatologo del Cnr, Giampiero Maracchi, è molto alto, anche se in linea con l'ordine di grandezza registrato a livello mondiale, che è di 0,8°C. ''Un dato comunque macroscopico - evidenzia il professore - visto che le conseguenze sui fenomeni climatici sono evidentissime a partire dagli anni '90".

Rifiuti
- Lieve crescita per la raccolta differenziata: nel 2006 è arrivata al 25,8% rispetto al 24,3% del 2005 ma è ancora lontanissimo l'obiettivo fissato dalla delega ambientale pari al 45%. In merito poi ai controlli ambientali l'Istat snocciola dati non troppo confortanti: "Nel 2007 ammontano a 6.953 i controlli effettuati dal Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente. E nel 37% dei casi si è riscontrata una situazione non conforme alla normativa vigente".

Spettacoli
- Nel 2008 il 65,2% della popolazione di sei anni e oltre ha fruito di almeno uno spettacolo o intrattenimento fuori casa. Il cinema si conferma in cima alle preferenze: una persona su due è andata almeno una volta a vedere un film in sala. Nella graduatoria seguono le visite a musei e mostre (28,5%), gli spettacoli sportivi (26,8%), la frequentazione di discoteche e balere (22,7%), le visite a siti archeologici e monumenti (21,4%), il teatro (20,7%), gli altri concerti di musica (19,9%) e, all'ultimo posto, i concerti di musica classica che interessano appena il 9,9% della popolazione.

Libri e pc - Meno diffusa è l'abitudine alla lettura di giornali e libri: legge un quotidiano almeno una volta a settimana il 56,6% delle persone di 6 anni e più (erano il 58,8% nel 2007) mentre il 44,0% dedica parte del proprio tempo libero alla lettura di libri. Il 44,9% della popolazione di 3 anni e oltre dichiara di utilizzare il personal computer e il 40,2% si collega a Internet. L'uso del pc coinvolge soprattutto i giovani e tocca il livello massimo nella fascia di eta' tra i 15 e i 19 anni (oltre l'80%).
Fonte Adnkronos/IGN - Roma,Italy

IUniScuola.BUONE NOTIZIE:IL DIMENSIONAMENTO DELLA RETE SCOLASTICA E' STATO RIMANDATO


IUniScuola.BUONE NOTIZIE:IL DIMENSIONAMENTO DELLA RETE SCOLASTICA E' STATO RIMANDATO
Passa al Senato il decreto 154
Ma con ampie modifiche all'articolo sul dimensionamento, che ne esce completamente riscritto. Non c'è più traccia del commissariamento delle Regioni, mentre i tempi per la razionalizzazione vengono spostati al 2011/2012.
Saranno state le manifestazioni di piazza (come sostiene l’opposizione parlamentare) o la netta presa di posizione della Conferenza Stato-Regioni (come appare forse più plausibile), ma alla fine l’art. 3 del decreto legge 154 in materia di dimensionamento delle scuole è stato modificato (e anche in modo radicale) con il voto favorevole della stessa opposizione.
La nuova formulazione della norma è molto più articolata di quella precedente.
Intanto il termine per la predisposizione dei piani regionali per il 2009/2010 viene spostato al 31 dicembre e viene cancellata ogni ipotesi di “commissariamento” per le regioni inadempienti.
Il testo approvato dal Senato stabilisce che per il 2009/2010 “la consistenza numerica dei punti di erogazione dei servizi scolastici non deve superare quella relativa al precedente anno scolastico 2008/2009”.
Per i due anni scolastici successivi il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'economia e il Ministro per i rapporti con le regioni dovranno promuovere, entro il 15 giugno 2009, la stipula di un'intesa in sede di Conferenza unificata per “disciplinare l'attività di dimensionamento della rete scolastica con particolare riferimento ai punti di erogazione del servizio scolastico”.
L’intesa dovrà servire anche a definire “criteri finalizzati alla riqualificazione del sistema scolastico, al contenimento della spesa pubblica nonchè ai tempi e alle modalità di realizzazione, mediante la previsione dì appositi protocolli d'intesa tra le Regioni e gli uffici scolastici regionali”.
Nel pomeriggio dell’11 novembre, al Senato, il dibattito sul provvedimento è stato vivace senza peraltro sfociare in scontri come quelli che si sono verificati due settimane fa al momento della conversione in legge del decreto sul “maestro unico”.
Va anche segnalato che sulla questione il Governo ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno del senatore D'Alia (UDC) impegnandosi ad escludere dagli obiettivi di ridimensionamento della rete scolastica tutte le scuole ubicate in zone di montagna, nelle piccole isole e nelle zone disagiate.
Il voto conclusivo sul provvedimento è arrivato poco dopo le ore 20.
I voti favorevoli sono stati 141, i contrari 112.
Adesso il decreto deve essere esaminato dalla Camera che ha tempo fino ai primi giorni di dicembre per il voto definitivo.Fonte Consorzio AetnaNet di Reginaldo Palermo
11/11/2008

martedì 11 novembre 2008

IL liberalsocialismo esiste ancora



Il liberalsocialismo esiste ancora
Il futuro italiano di una Terza Via

di Leonardo Donofrio (foto)

Interveniamo sul dibattito in corso sulla stampa e nell’opinione pubblica, e diciamo la nostra su una questione che ci interessa in modo particolare: il socialismo è morto?
Si,se intendiamo un certo socialismo “datato”, quello cioè che ha furoreggiato negli anni Ottanta, per essere poi demonizzato all’epoca di Mani Pulite, divenendo in buona sostanza il capro espiatorio di un malcostume politico e di un sistema di corruzioni e controcorruzioni, che in realtà purtroppo non appartiene ( o preferiamo dire apparteneva, anche se gli ultimi avvenimenti legati a Telecom e alle indagini sulla Guardia di Finanza ci fanno temere che utilizzare il tempo passato sia ahimé inopportuno) a questo o a quel partito politico, ma a tutto un sistema sociale, economico e finanziario basato sul clientelismo e sul “ministerialismo”, come diceva Salvemini. Questo ministerialismo, che sempre secondo Salvemini è un sistema molto peggiore dello stesso strapotere della borghesia, non ha in realtà colore politico, ma piuttosto è il frutto di decine di anni, in cui nulla si è fatto per eliminare il male alla radice.
Parliamo ancora di Salvemini, e ricordiamo la sua storica proposta: una Terza Via, cioè un Liberalsocialismo che fosse una reale alternativa da una parte a un socialismo per così dire (allora) rivoluzionario e dall’altra a una destra ottusamente trincerata su posizioni di conservatorismo “a oltranza”.
C’è ancora spazio, oggi, per una proposta di questo tipo, aperta a tutte le nuove esigenze di ristrutturazione economica del Paese e al tempo stesso orientata in modo inequivocabile a stare dalla parte dei più deboli? Noi crediamo di sì.
E chi sarebbero questi “più deboli”? Certamente i lavoratori dipendenti a reddito fisso, in particolare coloro che non riescono, ancora dopo molti anni di studio, di formazione e di concreto lavoro svolto, ad avere la sicurezza del posto di lavoro e anche uno stipendio che garantisca loro una qualità di vita dignitosa. Stiamo parlando del mondo della scuola? Ancora una volta, sicuramente sì.
E siamo convinti inoltre che solo liberando il sistema di reclutamento del personale scolastico a tutti i livelli, dirigenti, docenti e ATA, dalle pastoie burocratiche che lo rendono elefantiaco e punitivo, e quindi, per dirla con Salvemini, deministeralizzando tutto l’intero sistema scolastico italiano, andando verso una liberalizzazione democratica e attenta ai problemi sociali, poteremo finalmente ottenere un sistema scolastico più efficiente, più flessibile e anche socialmente più giusto.
E il sistema scolastico è il modello che riproduce l’intera società. Come scrivevano, allora, su “Giustizia e Libertà” Gaetano Salvemini e Carlo Rosselli, la Terza Via potrà finalmente avviare l’Italia a diventare un paese moderno.
Dai “Quaderni IUniScuola” (Contributo al CONGRESSO SOCIALISTA 2008)

IUniScuola.Università, in Gazzetta arriva decreto


10 Novembre 2008
Università, in Gazzetta arriva decreto
ROMA - Nuova settimana di passione per l'università, che si prepara a scendere in piazza venerdì a Roma per lo sciopero generale proclamato dai sindacati di categoria contro i tagli e la riforma Gelmini. Riforma che oggi vedrà concretizzarsi il primo tassello, quel decreto legge "tecnico" varato giovedì dal Consiglio dei Ministri: da Viale Trastevere, dove il testo è stato aggiornato (per la parte relativa agli associati) per quanto riguarda gli imminenti concorsi (già banditi da tempo e le cui domande scadono proprio oggi), assicurano che il Dl arriverà al Quirinale per la firma del Capo dello Stato, prima di essere pubblicato in serata sulla Gazzetta Ufficiale, giusto in tempo per poter mandare avanti la complessa macchina dei tanto attesi concorsi.

Si tratta del primo passo di una riforma abbozzata nelle linee guida contenute nel ddl varato insieme al decreto: riforma che quasi sicuramente vedrà anche delle norme per scoraggiare il diffuso fenomeno dei fuori corso, visto che al ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca stanno studiando un provvedimento ad hoc. Mentre alla Sapienza la protesta ha aperto le porte dei laboratori di fisica e chimica per far conoscere gli esperimenti ai bambini, la polemica politica ha visto l'intervento di Antonio Di Pietro: "I soldi tolti alla scuola vanno restituiti: non si può lasciare la riforma dell'istruzione al ministro dell'Economia. Trovo positivo che il governo abbia deciso di travasare in un ddl ciò che era in un decreto, e questo dimostra che è stato preso con le mani nella marmellata".

La Rete degli Studenti, invece, ha chiesto alla maggioranza di ammettere i "propri errori e di ritirare i decreti su scuola e università. Prima di tutto - ha affermato RdS - avvertiamo che non accettiamo nessuno scaricabarile da parte degli esponenti del governo: il ministro Gelmini è esecutrice di un progetto condiviso da tutta la maggioranza, e non sarà individuando in lei un capro espiatorio che la maggioranza di Governo riacquisterà consenso". Intanto, dagli Stati Generali delle Scuole del Mezzogiorno è arrivato l'impegno delle regioni del Sud che si sono dette pronte ad investire un miliardo e mezzo di euro in tre anni per qualificare la scuola nel Mezzogiorno.

Corrado Gabriele, assessore all'Istruzione della Regione Campania (che da sola ne ha stanziati 300 milioni solo per le infrastrutture), ha chiesto "al Governo di fare lo stesso sforzo fatto per salvare l'Alitalia". Per quanto riguarda la norma sui fuori corso, a Viale Trastevere stanno studiando quali incentivi dare agli studenti che riescono a laurearsi negli anni previsti, o limitando al minimo il periodo fuori corso, con norme più rigide per chi passa troppo tempo nelle facoltà senza arrivare alla laurea. L'idea del ministro Gelmini è quella di aiutare gli studenti che lavorano, non chi si parcheggia per anni nelle aule. per avere un'idea del fenomeno, basta guardare i dati Istat: nel 2006 il 66% dei 271.115 laureati ha terminato fuori corso.

Gli iscritti all'università fuori corso (dati Censis) sono passati da 121.508 del 2003-2004 ai 245.604 del 2004-2005 (+102,1%) e nel 2005-2006 dovrebbero superare ampiamente le 300.000 unità, con un incremento percentuale pari al 37,6%. In alcuni atenei, come quello di Enna, ci sono già incentivi per chi è in regola con il piano di studi, come sconti sulle tasse per chi non è fuori corso.
WEB ANSA

lunedì 10 novembre 2008

IUniScuola.Federalismo: Il documento sottoscritto dai governatori del sud




Palermo, 7 nov. - A conclusione dell'incontro tenutosi a Palermo, a Palazzo d'Orleans, su "Il federalismo e le ragioni del Mezzogiorno" il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e i governatori di Calabria, Molise, Sardegna, Puglia, Campania, e Basilicata hanno sottoscritto il seguente documento: "I Presidenti delle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e della Regione Siciliana si sono riuniti a Palermo nell'ambito delle Giornate dell'economia del Mezzogiorno per un confronto sui nodi e sulle opportunita' del suo sviluppo. Mentre l'economia mondiale e' attraversata da una congiuntura finanziaria e sociale di particolare gravita', i dati recenti sullo sviluppo del Pil descrivono ancora un Mezzogiorno in ritardo rispetto all'economia di altre aree del Paese e delle stesse aree deboli dell'Unione Europea, nel quale la permanenza di una scarsa utilizzazione della forza lavoro disponibile si accompagna a un ritorno dell'emigrazione e all'emergere di nuove forme di poverta'.

In Italia e' stato avviato un processo di riforme istituzionali che a partire da quella del Titolo V della Costituzione mira, attraverso il processo di federalismo fiscale in atto, a rafforzare la competitivita' del sistema Paese, qualificando l'uso delle risorse pubbliche attraverso impieghi piu' produttivi; obiettivo, questo, da conseguire con una forte assunzione di responsabilita', coniugata ad una irrinunciabile dimensione solidale. Comunemente consapevoli, pertanto, della responsabilita' derivante da tale ambito di rappresentanza politica ed istituzionale, intendono richiamare l'attenzione del Governo nazionale, su alcune priorita' politiche e programmatiche il cui rispetto e' reputato necessario al fine di accelerare ed incrementare il processo di crescita economica e sociale che sia il Sud che l'intera Nazione attendono.


INFRASTRUTTURE: al Mezzogiorno va assicurato, attraverso un sistema integrato di investimenti pubblici e privati, un definitivo allineamento ai livelli nazionali di infrastrutturazione territoriale, con particolare riferimento alle reti di comunicazione e trasporto, condizione essenziale per la competitivita' del territorio.
LOTTA ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA: nel Mezzogiorno va assicurato in via ordinaria un rafforzamento dell'azione di presidio del territorio e di contrasto alla criminalita' organizzata da parte dello Stato, garantendo alle Forze dell'Ordine ed alla Magistratura i mezzi necessari all'ottimale svolgimento di tale delicate funzioni.
Fonte: AGI

MUORE MIRIAM MAKEBA


Clicca qui>>>In memory of Miriam Makeba

10 Novembre 2008 "Se n'e' andata la notte scorsa uscendo di scena con un finale ad effetto.Si è sentita male dopo aver salutato il suo pubblico al concerto conclusivo degli Stati Generali della Scuola di Castel Volturno Aveva speso tutta la sua vita per l'impegno civile ed e' morta 'sul campo', a Castel Volturno, un luogo-simbolo della lotta alla criminalita' ed alla sopraffazione, dove aveva voluto partecipare a tutti i costi, nonostante le non brillanti condizioni di salute, al concerto anticamorra a sostegno dello scrittore Roberto Saviano." I partecipanti agli Stati Generali delle Scuole del Mezzogiorno 7 - 8- 9 novembre, a Castel Volturno la ricorderanno così: "Miriam Makeba è non solo una straordinaria cantante, autentica icona della cultura africana, ma è anche, e forse soprattutto, un simbolo della lotta contro il razzismo, l'apartheid, e per la conquista della dignità di un grande popolo come quello sudafricano. Miriam è nata il 4 marzo 1932 a Johannesburg. Nella scuola dei missionari che frequentava, già a 13 anni mise in luce le sue doti vocali, e a 20 fece il suo primo tour come musicista professionista dopo aver cantato, da adolescente, ai matrimoni e ad altre cerimonie pubbliche e private. Nel 1956 scrisse Pata Pata, la sua canzone simbolo, che più tardi l'avrebbe resa famosa. Si esibì anche in Europa ed in America, dove venne notata da Harry Belafonte, che le fece incidere un disco, risultato vincitore di un Grammy, il primo mai conquistato da un artista sudafricano. Tornata in Sudafrica cominciò a lavorare con i movimenti anti apartheid, e questo la rese invisa al regime di Pretoria che la costrinse ad espatriare. Era il 1960. Sarebbe rimasta per 30 anni in esilio! Nel '67 incise Pata Pata, quindi più di 10 anni dopo che l'aveva composta, e il suo successo diventò travolgente, soprattutto negli Stati Uniti. Ma nel '68 sposò Stokely Carmichael, un leader dei movimenti radicali Neri, e anche se non ci furono reazioni ufficiali, il suo soggiorno in America diventò molto difficile. Progetti di dischi e concerti furono cancellati. Decise allora di tornare in Africa e trovò nella Guinea una seconda patria che l'accolse a braccia aperte. E come delegato di quello Stato prese parte anche a diverse missioni diplomatiche alle Nazioni Unite, dove più volte parlò contro la barbarie dell'apartheid. Anche se Miriam Makeba si è sempre considerata una musicista, il suo ruolo nella politica internazionale è stato molto visibile. Ha ricevuto premi dall'Unesco e da altre organizzazioni per il suo impegno civile, è stata ricevuta dai maggiori leader del mondo, da John Kennedy a Fidel Castro, da Francois Mitterand all'Imperatore dell'Etiopia, Haile Selassie. Come artista, ha lavorato con personaggi del calibro di Paul Simon, Dizzy Gillespie, Hugh Masekela e Nina Simone. Ha pubblicato più di 30 dischi e si è esibita in tutto il mondo. Nel 1990 è tornata nel suo Paese: l'esilio era finito. In Sud Africa riprese a cantare e a impegnarsi in progetti umanitari, fra i quali alcuni di tutela delle donne Nere. Una grande tempra di combattente, Miriam Makeba. Una vita spesa senza un attimo di respiro, e con molte sfortune, da un cancro ad un incidente aereo. Ma questa straordinaria African lady, autentica leggenda vivente, riesce ancora a dispensare emozioni con la sua musica.(dal sito web.www.scuoledelmezzogiorno.com) Leonardo Donofrio