giovedì 13 novembre 2008

I valori del presidente di Alessandro Litta Modignani

L'Opinione 13-11-2008

I valori del presidente
Mettere il cappello religioso sugli ideali di Barack è un’operazione arbitraria
Obama è sotto le ali della democrazia, non del “culto”
Bush aveva creduto di utilizzare la fede a scopi propagandistici, ma l’America gli ha voltato le spalle
di Alessandro Litta Modignani
“Democrazia, libertà, opportunità e una speranza indomita”: questi sono gli ideali intramontabili dell’America, riassunti da Barack Obama nel discorso di Chicago, la notte della vittoria. Ernesto Galli della Loggia, nell’editoriale del Corriere della Sera di domenica scorsa, tenta di “mettere il cappello” religioso su questi stessi ideali, un’operazione culturalmente arbitraria e assai discutibile anche sul piano logico e concettuale. Il tentativo di “appropriazione indebita” è evidente fin dal titolo dell’articolo: “Gli ideali americani – Una nazione sotto l’ala di Dio”. Il richiamo alla storia sarebbe vuoto, retorico, politicamente controproducente, sostiene Galli, se non fosse riferito a una “fortissima ispirazione originaria, costituita dalla religione”. Solo in chiave religiosa, infatti, è possibile nutrire una “speranza indomita”, è la tesi del commentatore. E dove sta scritto ? La pretesa di legare, anzi di subordinare, i valori civili americani a una (presunta) matrice cristiana, nella sua declinazione biblico-giudaica, è tutta da dimostrare. I valori citati da Obama sono i principi fondanti della democrazia americana, ma non sono affatto necessariamente connessi a una visione religiosa della vita, meno che mai delle istituzioni politiche. Anzi. Tutta la storia degli Stati Uniti è una lotta per la libertà degli individui – di tutti gli individui, credenti o meno. E’ anche una storia di libertà religiosa: i “padri pellegrini” del Mayflower cercarono scampo oltre oceano per non dover sottostare alla intolleranza religiosa di papi e sovrani europei. Proprio per questo il primo emendamento della Costituzione americana vieta tassativamente qualsiasi legge che conferisca uno status privilegiato a una confessione religiosa. In America – Galli lo sa bene – nessun Concordato sul modello italiano fra Stato e Chiesa sarebbe possibile.

L’idea stessa che la storia o è religiosa, o è inevitabilmente destinata “a consumarsi e a corrompersi”, come scrive Galli, è del tutto infondata. Si tratta di un’interpretazione capziosa, sostanzialmente mistificatoria. Chi aveva creduto di utilizzare la religione a fini propagandistici è stato Bush, al quale però l’America ha voltato le spalle. Ora Galli della Loggia tenta di ripetere, a vantaggio della Chiesa cattolica, la stessa operazione che Veltroni cerca goffamente di proporre a beneficio del Pd: “girare” la vittoria di Obama secondo il proprio tornaconto. Non è vero neanche che l’elezione di Obama è di “conservazione”, neppure nel senso particolare di una “restaurazione dell’antica promessa giudaico-cristiana”, come afferma ancora l’editorialista del Corriere. Le parole del neo-presidente sono semmai un richiamo alla “ricerca della felicità” così solennemente citata nella costituzione. E’ questa la “speranza indomita”: un valore universale insito in ogni individuo, che prescinde completamente da qualsiasi matrice fideistica o religiosa. L’operazione è dunque scopertamente strumentale. Dove vuole andare a parare Galli della Loggia? Evidentemente cerca di portare acqua al mulino di quanti sostengono la necessità, in Europa, di un richiamo costituzionale alle cosiddette “radici giudaico-cristiane”, strumento di una possibile egemonia della religione sulla politica. Egli però si illude, perché questo tentativo ha le gambe corte. Il giorno stesso della pubblicazione dell’editoriale, Barack Obama ha annunciato che aborto e cellule staminali sono solo due delle riforme che vuole introdurre per “cancellare Bush”, o meglio il suo utilizzo della religione come ideologia del potere politico. Sotto questo aspetto, il successo di Obama costituisce una sconfitta storica per i nemici della laicità dello Stato e delle libertà individuali, in primo luogo per la Chiesa cattolica. Nessun editorialista compiacente riuscirà ad alterarne il significato.
Fonte L'Opinione del13-11-2008

Nessun commento: