sabato 11 gennaio 2020

Lotta a povertà e disagio: la Regione stanzia 10 milioni di euro



24.397 disoccupati (8,5%) e 155.858 inattivi. 75.462 persone assistiti dai servizi socio-assistenziali e 11326 utenti dai servizi per il lavoro.
Sono i numeri di quanti, nella nostra provincia, potranno rientrare nei nuovi percorsi di inclusione finanziati da Regione Lombardia con 10 milioni di euro totali.

Il decreto pubblicato sul Bollettino Ufficiale Regionale mira a individuare strategie di lotta alla povertà attraverso programmi di intervento territoriale.
I percorsi contro l’esclusione sociale da attivare in 14 Ambiti regionali
Il budget è ripartito su 14 Aree Territoriali, ciascuna con un proprio referente di ‘Programma d’intervento territoriale’ e corrisponde al contributo pubblico massimo assegnabile a ciascun territorio di riferimento, a partire da un minimo di 300.000 euro e a seconda degli indicatori sociali ricavati (percentuale di disoccupati, di inattivi e di utenti che si sono rivolti ai servizi socio assistenziali e del lavoro).
Nel dettaglio: 775.000 euro sono destinati alla provincia di Varese; 591.000 euro per la provincia di Como; 300.000 euro per la provincia di Sondrio; 1,2 milioni di euro per il Comune di Milano; 1,7 milioni di euro per la Città Metropolitana di Milano; 300.000 euro per la provincia di Lodi; 1,2 milioni per la provincia di Bergamo; 1,3 per la provincia di Brescia; 462.000 euro per la provincia di Pavia; 380.000 euro per la provincia di Cremona; 365.000 euro per la provincia di Mantova; 312.000 euro per la provincia di Lecco; 811.000 per la provincia di Monza e Brianza; 350.000 euro per l’Area Interna Alto Lago di Como e valli del Lario.
I dati per provincia:
In provincia di Varese sono presenti 24.397 disoccupati (8,5%) e 155.858 inattivi; 75.462 persone si sono rivolte ai servizi socio-assistenziali e 11326 utenti ai servizi per il lavoro; in provincia di Como 20.649 disoccupati (7,2%) e  106.000 inattivi a fronte di 55.397 utenti che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 11.919 ai servizi del lavoro; in provincia di Sondrio 5443 disoccupati (1,9%) e 34.741 inattivi, a fronte di 14.799 utenti  che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 3676 ai servizi del lavoro; nel Comune di Milano 43.162 disoccupati (15%) e 224.765 inattivi, a fronte 122.161 utenti  che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 19.691 ai servizi del lavoro; in provincia di Milano 57.878 disoccupati (20%) e 301.000 inattivi, a fronte di 163.812 che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 26.405 ai servizi del lavoro; in provincia di Lodi 7000 disoccupati (2,4%) e 43.290 inattivi a fronte di 26.722 utenti che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 3500 ai servizi del lavoro; in provincia di Bergamo sono presenti 243.447 disoccupati (8,6%) e 221.800 inattivi a fronte di 142.200 utenti che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 24.286 ai servizi del lavoro; in provincia di Brescia 30.170 disoccupati (10%) e 237.200 inattivi a fronte di 172.900 utenti dei servizi socio assistenziali e 28.600 dei servizi per il lavoro; in provincia di Pavia 16.261 disoccupati (5,7%) e 98.900 inattivi a fronte di 46.400 utenti che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 5153 ai servizi per il lavoro; in provincia di Cremona 8300 disoccupati (2,9%) e 65.400 servizi inattivi a fronte di 54.600 che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 7700 ai servizi per il lavoro; in provincia di Mantova 12.726 disoccupati (4,4%) e 74.800 inattivi a fronte di 42.200 che si sono rivolti utenti che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 4100 ai servizi del lavoro; in provincia di Lecco 8888 disoccupati (3,1%) e 59.200 inattivi a fronte di 30.800 utenti che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 7000 ai servizi del lavoro; in provincia di Monza e Brianza 24.700 disoccupati (8,7%) e 156.000 inattivi a fronte di 95.300 utenti che si sono rivolti ai servizi socio-assistenziali e 10.900 ai servizi del lavoro.
Piani: priorità è valorizzazione persone in condizione di vulnerabilità e rivitalizzazione aree disagiate
«La strategia – ha commentato l’assessore alla Famiglia, Genitorialità e Pari Opportunità Silvia Piani – prevede un approccio integrato a sostegno della valorizzazione delle persone in condizioni vulnerabili e dello sviluppo e della crescita dei territori a rischio marginalità. Per noi infatti  – ha concluso – rivitalizzare le aree lombarde colpite da isolamento geografico, o calo demografico e bassi livelli di servizi, è un impegno primario che intendiamo mantenere, aumentandone le opportunità e migliorarne le condizioni di vita degli abitanti».
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lunedì 6 gennaio 2020

Europa per cittadini: bando 2020 per progetti su identita' UE



Fino al 1° settembre 2020 è possibile presentare domanda a valere sul nuovo bando UE per la realizzazione di progetti dedicati all'identità europea, dai gemellaggi tra città alle iniziative della società civile. A disposizione 17,9 milioni di euro.
Il bando rientra nell'ambito del programma Europa per i cittadini 2014-2020, il cui obiettivo è contribuire a promuovere la comprensione tra l'UE e i suoi cittadini e a sviluppare il senso di identità europea.
Bando 2020 Europa per i cittadini
La call 2020 finanzia le quattro misure previste dal programma, suddivise in due linee di intervento:
Linea 1: Memoria europea
·         Progetti relativi alla Memoria europea
Linea 2: Impegno democratico e partecipazione civica 
·         Gemellaggio tra città
·         Reti di comuni
·         Progetti della società civile
Le proposte progettuali possono essere presentate da enti pubblici od organizzazioni non profit con personalità giuridica; almeno uno Stato membro deve partecipare ai progetti della componente Memoria europea e della misura Gemellaggio tra città e almeno due Stati membri devono partecipare ai progetti delle misure Reti di comuni e Progetti della società civile.
I candidati devono risiedere in: 
·         Stati membri dell’UE;
·         Albania, Bosnia-Erzegovina, Repubblica di Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo.
Il programma è potenzialmente aperto anche ai paesi che abbiano sottoscritto un accordo internazionale con la Commissione europea per la loro partecipazione al programma:
·         i paesi in fase di adesione e i paesi candidati effettivi e potenziali, conformemente ai principi generali e alle condizioni generali per la partecipazione di tali paesi ai programmi dell’UE istituiti a norma dei rispettivi accordi quadro, di decisioni dei consigli di associazione o di accordi analoghi;
·         i paesi EFTA membri del SEE, conformemente alle disposizioni dell’accordo SEE.
Per la presentazione delle domande sono previste diverse scadenze, fissate tra il 4 febbraio 2020 e il 1° settembre 2020.
·         Fondi UE 2014-2020
·         Finanziamenti europei

Tribunale dei brevetti, c'è aria di sconfitta Il centrodestra attacca

Dopo Ema, per Milano c'è il pericolo di un bis Gelmini: «Candidatura sparita dai radar

Milano rischia un'altra sconfitta. Sul tribunale dei brevetti c'è aria di disimpegno governativo e un'altra bocciatura sarebbe un colpo durissimo dopo il verdetto che ha assegnato all'Olanda la ambita sede dell'Agenzia del farmaco.

L'istituzione comunitaria che controlla i medicinali (l'Ema) aveva sede a Londra ed è clamorosamente finita ad Amsterdam - invece che al Pirellone - dopo il sorteggio che a Bruxelles ha deciso il testa a testa con Milano. Altra storia, altre istituzioni ed esito positivo invece - per Milano e Cortina - sulle Olimpiadi invernali del 2026, ma sulla sede del tribunale dei brevetti, assegnato a Londra, adesso pare che rischiamo grosso. La partita è apparentemente ferma dall'estate, anche per il lungo stallo della Brexit, ma il recente trionfo di Boris Johnson in Gran Bretagna dovrebbe dare un'accelerata. Èd è a fine giugno che risale l'ultima notizia rintracciabile dal Governo: un incontro alla Farnesina, su invito del ministro Enzo Moavero Milanesi, al quale parteciparono il governatore Attilio Fontana, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e la presidente della Corte d'Appello di Milano Marina Tavassi. Fu occasione di un «articolato scambio di vedute sull'accordo istitutivo del TUB, non ancora in vigore, e in particolare sulla sede della sua Divisione Centrale, originariamente assegnata a Londra». Il Comune di Milano e la Regione hanno confermato l'interesse ad accogliere la sede, preannunciando «una formale candidatura» di Milano.
Poi, da parte del governo, praticamente più niente. E adesso a suonare la sveglia arrivano la capogruppo alla Camera di Forza Italia, Mariastella Gelmini, il capogruppo azzurro a Palazzo Marino Fabrizio De Pasquale e il segretario lombardo della Lega, il deputato Paolo Grimoldi. «La Brexit è sempre più vicina, ma la candidatura di Milano è sparita dai radar - dice Gelmini - Tra i motivi dello stop l'inconcludenza e la totale inaffidabilità del governo in campo internazionale e poi la mancata ratifica dell'accordo da parte della Germania. Ospitare la sede del Tribunale comporterebbe un notevole indotto economico e nuovi posti di lavoro. Una opportunità da cogliere al volo». «Milano, la Lombardia e l'Italia avrebbero quindi tutto l'interesse a chiudere al meglio questa partita. Eppure l'impegno dell'esecutivo, fino a oggi, sembra assai poco concreto. Dopo la débâcle sull'Ema, perdere anche il Tribunale dei brevetti sarebbe la dimostrazione che il peso specifico del governo Conte è prossimo allo zero».
«Sulla candidatura è calato il silenzio più totale - osserva preoccupato De Pasquale - Chiediamo al sindaco di informare il Consiglio. Alla luce di alcune sue dichiarazioni la sua credibilità dovrebbe metterci al riparo da sorprese. Tuttavia dopo aver perso l'Ema è necessario un grande e continuo sforzo diplomatico per portare a Milano non un evento ma una sede duratura di una istituzione europea che assicura nuovo lavoro e investimenti».
Anche Grimoldi incalza: «Cosa aspettano Palazzo Chigi e la Farnesina a darsi una mossa?». «Che fine ha fatto la candidatura di Milano per l'assegnazione della sede del Tribunale Europeo dei Brevetti, quando Londra lascerà l'Europa? Il Governo, dopo un incontro nei mesi scorsi con il governatore lombardo Fontana, aveva promesso il massimo sostegno e invece finora non ha fatto nulla. Eppure Milano ha tutti i requisiti per ottenere questa assegnazione, avrebbe una sede già pronta per ospitare il tribunale in uno spazio adeguato da 850 metri quadrati, già disponibile in via San Barnaba, ed è la città giusta, a livello europeo, per affiancare Berlino e Parigi che ospitano le attuali altri due sedi». «La partita sta entrando nel vivo, dobbiamo darci da fare, ma se il Governo resta a guardare perché tanto dei lombardi non gliene frega niente...».

domenica 5 gennaio 2020

Che il 2020 sia l’anno di rinascita della Sinistra italiana!


Sulla candidatura di Giani alla Regione Toscana, come già di Bonaccini in Emilia, si è ricomposto un vasto schieramento espressione delle culture riformiste laiche e liberali. Potrebbe essere il punto di partenza per una fase nuova.

E’ un moderato, lunga vita; è un moderato a morte!
Dunque, pare che anche i più riottosi alla fine abbiano “ceduto” sulla candidatura di Eugenio Giani. Quella sinistra/sinistra (aggettivo e sostantivo) con sempre meno contatti con la società, ma con fiero, immutato, e antico piglio da detentrice dei destini del mondo. Della serie “sappiamo noi come si fa”.
Quel manipolo di rivoluzionari (mai fatta una rivoluzione) che il “moderato” Renzi dei tempi napoleonici, avrebbe fatto finire immediatamente in Siberia a meditare…
E invece il vecchio-caro PD, conscio della posta in gioco (presente e futura) vestendo i panni del buon padre di famiglia, è riuscito a tenere insieme la galassia, e finanche il pulviscolo atmosferico, nonostante Giani, eppure grazie anche a Giani.
Di questi tempi è una notiziona anche questa!
Colui che il caro compagno Graziano Cioni (che forse ai tempi di quando era sceriffo sarebbe stato il primo a sforacchiarlo con la sua temibile Colt) definisce socialista moderato, che socialista è certamente, soltanto che col moderato ci andrei cauto.
Bisogna tornare indietro di una trentina d’anni però, quando il candidato alla guida della regione, muoveva i primi passi sulla scena politica fiorentina, dove, nonostante allora Craxi fosse già il dominus della politica italiana, altro che Renzi (scusate l’accostamento), sopravviveva la corrente di sinistra nel PSI, quella lombardiana guidata da Valdo Spini che tra il Circolo Rosselli, le istituzioni locali e nazionali e le sezioni, riusciva a tenere in piedi una piccola e agguerrita minoranza, dalla quale anche il Giani venne fuori. Minoranza socialista che aveva visto tra i suoi più illustri, originali ed anche fortemente “eretici” esponenti quel Tristano Codignola, protagonista prima dell’antifascismo con Giustizia e Libertà, e poi della scena politica, culturale ed editoriale fiorentina.
Lo ricordiamo ancora con grande affetto in molti, quando fu incaricato dalla federazione fiorentina di tenere dei corsi di storia politica a noi del movimento giovanile coi quali ci correvano non più di 5/10 anni di differenza. E la sua vena divulgativa veniva già fuori allora con tutto il piacere e la passione di raccontare la storia politica italiana e del Partito Socialista, cercando di rimanere il più possibile fuori dalle parti e dalle fazioni, cosa che gli riusciva piuttosto bene, salvo che con Lelio Basso (altro grande eretico della sinistra italiana) del quale nutriva una malcelata ammirazione. Non propriamente “un socialista moderato”.
Il resto è abbastanza noto, salvo rimarcare che la carriera e i traguardi ottenuti, non sono stati frutti del caso, ma di un lungo lavoro di preparazione e di azione sul campo.
Ad avercene.
Per questo non perderemo la Toscana nel 2020 nemmeno si candidasse Salvini in persona.
Ma l’occasione di un socialista al n° 10 di Piazza del Duomo square, come conseguenza della già annunciata in partenza, vittoria del centro-sinistra toscano unito, dopo una lunga stagione di sconfitte ovunque, ci deve spingere ad una operazione politica di lungo respiro e visione. Bisogna saper far tesoro delle occasioni buone.
Parta quindi dalla Toscana, un minuto dopo, l’ideazione e la richiesta di una Epinay italiana.
Quello cioé, che seppe fare la sinistra francese nel 1971 dopo anni di sconfitte, divisioni, scissioni e inconcludenza. Un processo sostenuto fortemente anche dalla SFIO (l’equivalente della CGIL e UIL italiane) anche se i sindacati di oggi, non stanno certo meglio dei partiti.
Ma se non ora, quando? Che si diano una mossa anch’essi.
Una operazione necessaria e non più rinviabile che superi una volta per tutte quello che accadde al Livorno un secolo fa, e che contribuì a scavare solchi che divisero il popolo e a spalancare le porte al mostro del fasci-nazismo che provocò una guerra ancor più spaventosa di quella dalla quale si usciva. Non possiamo continuare a non imparare mai nulla dalla storia. Che il 2020 sia l’anno di rinascita di tutta la sinistra italiana!
Alessandro Silvestri