giovedì 23 gennaio 2020

Oltre 115.000 visitatori alla mostra di de Chirico a Milano


Ha chiuso domenica 19 gennaio 2020, a Milano, Palazzo Reale, la mostra de Chirico. Curata da Luca Massimo Barbero,  promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, da Palazzo Reale, da Marsilio e da Electa, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico e Barcor17, è stata riconosciuta dal Ministero per i beni e le attività culturali per il turismo per ‘il rilevante interesse culturale’.

Oltre 115.000 persone per quasi 17 settimane, con una media di circa 1.000 ingressi giornalieri in 117 giorni d’apertura e un picco di 2.400 ospiti nel giorno di sabato 18 gennaio 2020, hanno visitato le 8 sale di Palazzo Reale che tracciavano il percorso artistico del Pictor optimus, a quasi 50 anni dalla antologica ospitata dalla stessa istituzione, quando ancora de Chirico era in vita. 
Il cospicuo corpus di opere,  97 in tutto in arrivo da 56 prestatori, contava dipinti provenienti da importanti musei internazionali tra i quali la Tate Modern di Londra, il Metropolitan Museum di New York, il Centre Pompidou e il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (GNAM) di Roma, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, The Menil Collection di Huston e il MAC USP di San Paolo in Brasile. Numerose sono state anche le istituzioni milanesi: il Museo del Novecento, la Casa Museo Boschi di Stefano, la Pinacoteca di Brera e Villa Necchi Campiglio.

La stampa milanese, dopo l’anteprima dedicata, l’ha definita come ‘la mostra perfetta’ (Corriere della sera, Repubblica e Il Giornale); subito consigliata da Il Foglio e Avvenire, ‘da vedere’, candidata a diventare ‘una delle migliori mostre dell’anno’ (La Stampa), scelta per le copertine da TuttoMilano e ViviMilano, l’esposizione, nei tre mesi e mezzo di apertura, non ha mai smesso di suscitare l’interesse di giornalisti e critici e di incontrarne il riconoscimento.
Le principali testate d’arte hanno dedicato a de Chirico -mostra e artista- ampi servizi illustrati; allo stesso modo sono state numerose anche le recensioni critiche e le ‘letture multidisciplinari’, di addetti ai lavori e non, che hanno occupato le pagine di quotidiani e testate online (La Lettura, Robinson, Alias, Doppiozero, Internazionale, Exibart, Artribune…); ma la mostra ha anche ispirato periodici dai target più diversi, dall’architettura al design, dal turismo all’attualità, tanto da poter contare oggi la pubblicazione di oltre 100 articoli tra servizi e segnalazioni solo sulla carta stampata.

Al taglio curatoriale e alle selezione delle opere nel percorso espositivo hanno dedicato attenzione, oltre a radio e televisioni con più servizi, anche alcune prestigiose testate internazionali come The Art Newspaper e, in particolare, Blau International con un servizio di David Salle intorno a de Chirico e le origini del Postmodernismo. 
Il successo di gradimento del pubblico è confermato anche dalla partecipazione sui canali social, con una intensa attività di condivisione delle immagini di allestimento: migliaia gli scatti che si possono rintracciare sotto l’hasthag  ufficiale di mostra #dechiricomilano su Instagram.
Nello spazio del bookshop ‘d’autore’, disegnato da Leonardo Sonnoli e ispirato all’enigma, come anche il logotipo della mostra, il catalogo pubblicato da Marsilio-Electa ha venduto circa 3.200 copie, con un rapporto di 1 volume ogni 36 visitatori.

mercoledì 22 gennaio 2020

"Ricostruire la sovranità per sradicare le mafie": ne parla il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo


L'incontro, che fa parte del ciclo "Alla ricerca della sovranità perduta", è organizzato dal Centro studi Melandri, con il patrocinio del Campus Unibo di Forlì“

Giuseppe Creazzo, procuratore capo della Repubblica di Firenze, sarà il protagonista dell'incontro organizzato dal Centro Studi Melandri dal titolo "Ricostruire la sovranità ... per sradicare le mafie", in programma venerdì alle 17 l'Aula 14 del Campus universitario, in viale Corridoni 20. L'incontro, che fa parte del ciclo "Alla ricerca della sovranità perduta", è organizzato dal Centro studi Melandri, con il patrocinio del Campus Unibo di Forlì. E' aperto al pubblico ed ha come obiettivo una profonda riflessione sulle nuove forme di contrasto alla criminalità organizzata, "sempre piu capace di far sentire la sua pericolosa e nociva ingerenza nell' intera penisola  inclusi i territori di eccellenza". L'evento formativo è accreditato dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Forlì - Cesena . Presenterà l'intervento del procuratore Creazzo il professor Salvatore Vassallo, docente dell'Università di Bologna-Campus di Forlì  e direttore dell'Istituto Cattaneo.  Seguirà il dibattito, a cui interverranno Domenico Guzzo, storico e Antonio Giannelli, vice prefetto. 
Chi è Giuseppe Creazzo
Nato nel 1955, in magistratura dal 1984, ha iniziato da  sostituto procuratore a Enna dove è rimasto fino al 1989, quando è stato trasferito a Reggio Calabria, prima come sostituto procuratore presso la Pretura, poi come giudice presso il Tribunale e ancora come consigliere alla Corte d’Appello e infine come sostituto procuratore alla Procura della Repubblica presso il tribunale, dove ha  fatto parte della Direzione Distrettuale Antimafia. Quale GIP di Reggio Calabria si è occupato dell’omicidio del giudice Cesare Terranova (ucciso il 25/9/1979 a Palermo insieme a Lenin Mancuso, della sua scorta) e dell’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, ucciso a Villa S. Giovanni il 9/8/1991. In entrambi i processi erano imputati i capi di Cosa Nostra. 
Da componente della DDA di Reggio, è stato referente distrettuale per i procedimenti riguardanti la tratta degli esseri umani e del settore cattura latitanti. Si è occupato di diverse importanti indagini tra cui quella sull’omicidio dell’on. Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, ucciso il 16 ottobre del 2005 all’interno di un seggio elettorale. Le indagini condotte hanno portato alla cattura e alla condanna definitiva all’ergastolo di quattro soggetti. Nel luglio 2006 è stato chiamato al Ministero della Giustizia e nominato Vice Capo dell’Ufficio Legislativo. In tale qualità ha fatto anche parte della Commissione per la riforma del codice di procedura penale presieduta da Giuseppe Riccio e di quella per la riforma del codice penale guidata da Giuliano Pisapia.
Nel marzo 2009 gli è stato conferito dal Consiglio Superiore della Magistratura l’incarico di procuratore della Repubblica di Palmi.
In tale qualità ha personalmente curato i casi più importanti, come il processo “Migrantes”,scaturito dagli scontri di Rosarno fra migranti africani e popolazione locale; ad appena tre mesi da quei fatti, che ebbero eco in tutto il mondo, fu disposta la cattura di 34 fra caporali e datori di lavoro e il sequestro di circa 200 appezzamenti di terreno dove i migranti di origine africana, molti dei quali clandestini, venivano fatti lavorare alla raccolta degli agrumi in condizioni di sfruttamento; il processo riguardante l’omicidio di Fabrizio Pioli, l’elettrauto di Gioia Tauro scomparso il 23 febbraio 2012, quando è stato assassinato durante una spedizione organizzata da padre e fratello di Simona Napoli, ragazza con cui aveva una relazione che non piaceva alla famiglia; il caso riguardante Concetta Cacciola, la testimone di giustizia che, dopo essersi ribellata ai soprusi da parte dei familiari, fuggendo e andando a collaborare con la giustizia, per amore dei suoi tre figli era rientrata a casa, dove poi fu trovata morta per ingestione di acido muriatico, forse uccisa simulando il suicidio. 

E’ stato docente a contratto di Ordinamento Giudiziario e Forense presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Reggio Calabria dal 2010 al 2013. Ha svolto incarichi di insegnamento di diritto penale e procedura penale presso la  Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della la facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Reggio Calabria. Ha svolto incarichi di relatore ai corsi di formazione per magistrati presso la Scuola superiore della Magistratura. Dal giugno 2014 è Procuratore della Repubblica di Firenze. Molte indagini in materia di riciclaggio hanno permesso di ricostruire i rapporti tra imprenditori di altre regioni e gli investimenti in Toscana, con sequestri di patrimoni (ad es. per oltre cinque milioni di euro nei confronti di soggetti con legami con la criminalità organizzata 
calabrese, nel luglio 2017).



'Finisce un'era, ripartiamo' Crimi gestirà la transizione


Il ministro annuncia le dimissioni da capo politico del Movimento. Crimi reggente

Luigi Di Maio rassegna le dimissioni da capo politico del Movimento cinque stelle. Il ministro lo ha annunciato, commosso, al termine di un lungo discorso nel quale ha sottolineato la necessità di rifondare M5s. “Io mi fido di voi – ha detto – mi fido di noi e di chi verrà dopo di me. Per arrivare fin qui abbiamo fatto salti mortali. Hanno iniziato Beppe e Gianroberto e a loro va tutto il mio grazie di cuore”. “Tanti – ha assicurato – mi hanno scritto non mollare. Ma io non mollerò mai il M5S, il Movimento è la mia famiglia“.
“Noi dobbiamo pretendere il sacrosanto diritto di essere valutati almeno alla fine dei cinque anni di legislatura. Io penso che il governo debba andare avanti, perché alla fine” della legislatura “i risultati si vedranno ma dobbiamo avere il tempo di mettere a posto il disordine fatto da chi ha governato per trent’anni prima“. 
L’INTERVENTO DI DI MAIO
“Le mie funzioni – ha detto Di Maio – passano a Vito Crimi che è il rappresentate anziano del Comitato di garanzia, che ringrazio”. Crimi ha fatto sapere che Di Maio non sarà capo delegazione a governo.
“Agli Stati generali – ha detto Di Maio – discuteremo sul cosa, subito dopo gli stati generali passeremo al chi“. “Sono consapevole – ha detto il ministro – che parte del Movimento è rimasta delusa e si è allontanata”. “Ho lavorato – ha detto Di Maio – per far crescere il Movimento e proteggerlo dagli approfittatori e dalle trappole lungo il percorso, anche prendendo scelte dure e a volte incomprensibili. La storia ci dice che alcuni la nostra fiducia l’hanno tradita ma per uno che ci ha tradito almeno dieci quella fiducia l’hanno ripagata”.
“Abbiamo tanti nemici, qualcuno che resiste e che ci fa la guerra. Ma nessuna forza politica è mai stata sconfitta dall’esterno. I peggiori nemici sono quelli che al nostro interno lavorano non per il gruppo ma per la loro visibilità”, ha accusato Di Maio. “C’è chi è stato nelle retrovie e, senza prendersi responsabilità è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle spalle”. 
“Dalle leggi che abbiamo approvato – ha avvertito – non si può tornare indietro. Se proveranno a cancellare la legge anticorruzione, prescrizione o reddito di cittadinanza ci saranno migliaia di persone in piazza per impedirlo. E io sarò con loro”.
“La scelta di Luigi Di Maio di lasciare la guida del M5s mi rammarica, ma è una decisione di cui prendo atto con doveroso rispetto. La sua decisione rappresenta una tappa di un processo di riorganizzazione interna al Movimento ormai in corso da tempo e che, sono persuaso, non avrà alcuna ripercussione sulla tenuta dell’esecutivo e sulla solidità della sua squadra”. Lo dichiara il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Le dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico di M5s “credo che sul governo non avranno effetti. Sono segnali di un dibattito interno a M5s, che io rispetto, su come stare in questa fase politica. Io penso che schierarsi contro il centrodestra sia un punto dirimente“, ha ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti a Rainews 24.
ad2e4bfb6156cdea215abcb05c86ad53.jpgFonte foto: ANLeggi anchDi Maio lancia vertici collegiali ma il Movimento è spaccato