lunedì 8 dicembre 2008

Ebrei e cristiani, dialogo e insidie

Polemiche nella comunità ebraica italiana



Vivaci discussioni in seno alla comunità ebraica italiana. Oggetto delle polemiche, il rapporto con i cristiani in generale, con la Chiesa cattolica in particolare. Sbaglia chi pensa che si tratti delle solite questioni teologiche, condite da sottili e interminabili dispute rabbiniche. Dietro gli aspetti religiosi si celano problemi politici di decisiva importanza.
Gli antefatti. La decisione del Papa di reintrodurre, nella liturgia in latino, la formula “Oremus pro Iudeis” aveva indotto i responsabili della comunità ebraica italiana a interrompere il dialogo, nonostante le ripetute rassicurazioni fornite dalla Chiesa. Contro questa decisione si sono espressi due autorevoli ebrei italiani, Guido Guastalla e Giorgio Israel, che sul Corriere della Sera del 26 novembre hanno scritto per manifestare “profondo dissenso” sulla rottura del dialogo, in pratica prendendo le difese del Papa. “Il Talmud insegna che le spiegazioni sono più importanti del testo” ricordano Guastalla e Israel. A parere dei due, la “speranza di illuminazione” per gli ebrei da parte dei cristiani è nulla più di un “fatto circoscritto”, che in nessun modo può essere interpretato come volontà di “proselitismo”.
La replica non si è fatta attendere ed è apparsa sullo stesso giornale giovedì scorso, a firma di Giuseppe Laras, Amos Luzzatto e Daniele Nahum (il primo, è bene ricordarlo, è il presidente dei rabbini italiani). Costoro, pur riaffermando la volontà di dialogo con la Chiesa, rimettono le cose in ordine. E’ stato Benedetto XVI, con una “evidente stonatura”, ad avere provocato la “poco edificante querelle”: non il rabbinato italiano. “Si tratta di una preghiera di particolare valenza storica e simbolica - hanno scritto i tre - legata alla genesi e al diffondersi dell’antisemitismo e dell’insegnamento del disprezzo, malattie purtroppo ancora vive”. Di qui la “pausa di riflessione”.
E’ difficile dare torto a questi ultimi. Quale dialogo è mai possibile fra due interlocutori, uno dei quali pensa in cuor suo di voler convertire l’altro ? Del resto, non è stato forse proprio Ratzinger, a sostenere recentemente che “un vero dialogo interreligioso, in senso stretto, non è possibile” ?
Ma è opportuno sottolineare anche un altro aspetto, più strettamente politico. Nella loro lettera, Guastalla e Israel indicano “la crisi etica di dimensioni planetarie e la minaccia dell’integralismo islamico” fra le ragioni che rendono necessario il dialogo fra cristiani ed ebrei, “volto a promuovere la dimensione religiosa nella sfera pubblica”. Qui proprio non ci siamo. Quando la Chiesa cattolica preme sull’acceleratore dell’integralismo illiberale, gli ebrei fanno un pessimo affare nel reggere loro il sacco. Le minoranze religiose, soprattutto in Italia, hanno infatti tutto l’interesse a difendere la laicità dello Stato, che rappresenta una garanzia primaria per il loro diritto all’esistenza. L’abbraccio “protettivo” di oggi, potrebbe rivelarsi pericoloso domani, se la Chiesa dovesse riuscire a restaurare il suo primato. E la stessa minaccia del fondamentalismo islamico non deve spingere gli ebrei a cercare l’alleanza con la Chiesa cattolica. Quest’ultima, infatti, non esiterebbe a fare un uso spregiudicato, religioso e politico, del popolo ebraico, per contrastare la “concorrenza” musulmana. “Il dialogo fra ebrei e cristiani – scrivono ancora Laras, Luzzatto e Nahum nella loro replica – non deve affatto essere uno strumento dell’Occidente contro l’Islam.... Una siffatta ipotesi strumentale di dialogo è intellettualmente, moralmente e religiosamente inaccettabile”. Infatti.
Un’ultima considerazione. A ben vedere, il rapporto fra cristianità e popolo ebraico non è molto dissimile da quello che, in Medio oriente, intercorre fra mondo arabo e palestinesi. Come sono stati trattati gli ebrei nell’Europa “cristiana” ? E come sono stati accolti i palestinesi, quando hanno cercato rifugio nei paesi arabi ? Destino beffardo e crudele, quello che accomuna due popoli in guerra da sessant’anni
di Alessandro Litta Modignani
L'Opinione , sabato 6 dicembre.

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