venerdì 31 ottobre 2008

Tra i banchi cresce la dislessia:IUniScuola«Urge una legge»


Tra i banchi cresce la dislessia:IUniScuola«Urge una legge»


La dislessia è una sindrome sempre più diffusa. Il 4-5\% della popolazione scolastica nazionale deve misurarsi con questa difficoltà di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Una percentuale in crescita a cui si allinea, anche se manca una rilevazione specifica, la situazione provinciale.In questo contesto, è necessario porre un'attenzione sempre maggiore a questa problematica, da tanti poco conosciuta, attraverso una duplice attività di formazione e sensibilizzazione.
Ma che cosa è in fondo questa dislessia? Questa "cosa" della quale sentiamo sempre più parlare in ambiente scolastico-educativo con ansia e preoccupazione? Una specie di malattia inguaribile o un problema insormontabile? Il Comune di Buccinasco ha deciso di farsi promotore di iniziative destinate all'informazione ed alla comprensione dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento (Dislessia, Discalculia, Disortografia, Disgrafia), perchè una società migliore nasce dalla comprensione dei problemi che il futuro ci riserva, cioè dalla comprensione dei problemi dei nostri figli, perchè sono solo loro il nostro futuro.
Gli insegnanti, al termine dello scorso anno scolastico, hanno denunciato una massiccia presenza di alunni con problemi di dislessia, quindi difficoltà nella lettura, ma anche nell'esposizione della parola. "Attenzione, stiamo parlando di bambini che non sono mai stati ‘indagati' per questi problemi, che quindi, attualmente, sono a piede libero e si aggirano indisturbati per le classi, senza assistenza, senza sostegno"

Dalla presentazione in Senato dell'undicesimo congresso nazionale dell'Aid:


«Leggere, scrivere e fare i conti può essere un'impresa per 350.000 alunni dai 6 ai 18 anni, colpiti da dislessia. Colpa di una disfunzione neurobiologica che interessa le funzioni legate al processo di lettura, scrittura e calcolo, ma senza colpire le funzioni cognitive globali.

"In pratica un giovane dislessico ha un'intelligenza nella media o superiore - spiega Roberta Penge, neuropsichiatra e presidente dell'Associazione italiana dislessia (Aid), alla presentazione oggi in Senato dell'undicesimo congresso nazionale dell'Aid, in programma dal 31 ottobre nella Capitale - ma per colpa di queste disfunzioni può commettere gravi errori ortografici, avere una grafia poco comprensibile, faticare a leggere i testi, invertire lettere e numeri".

Per rendere la vita scolastica di questi ragazzi meno faticosa basterebbero semplici accorgimenti: più tempo per i compiti scritti, possibilità di usare un pc o la calcolatrice, non dover copiare dalla lavagna o leggere ad alta voce. Proprio per aiutare questi giovani studenti l'Aid chiede a gran voce una legge per la dislessia.

"Una norma che riconosca questo problema e favorisca l'integrazione didattica degli alunni con disturbi dell'apprendimento". "Il problema è che solo un piccolo dislessico su quattro viene riconosciuto e, quindi, aiutato. Ancora oggi questo disturbo sfugge alla diagnosi", sottolinea la Penge.

"Dalla fine della prima elementare ci si può accorgere che probabilmente il piccolo è dislessico, ma i sospetti possono venire anche prima. E' il caso dei bimbi che parlano tardi e in modo confuso, e non fanno rime e giochi di parole che appassionano i coetanei. Ma attenzione: solo la metà di questi piccoli - avverte la neuropsichiatra infantile - ha realmente questo disturbo". Alla fine, calcola l'esperta, in una classe di 20 bambini ci sarà un dislessico.

"E' importante dire, anche ai genitori, che grazie a un buon percorso terapeutico e scolastico questi piccoli alunni possono superare l'ostacolo dislessia", assicura l'esperta. Lo dimostrano i tanti dislessici famosi, dagli attori Tom Cruise, Keira Knightley e Orlando Bloom, alla cantante Cher, fino ai grandi 'presunti dislessici' del passato: figure del calibro di Albert Einstein, Winston Churchill e Walt Disney.

Purtroppo non sempre i bambini vengono riconosciuti e aiutati. E i tempi del Servizio sanitario nazionale sono lunghi. "Si va da sei mesi a un anno per la diagnosi, una volta giunta la segnalazione di un caso dalla scuola, a 1-2 anni per l'inizio del trattamento". Quest'anno il Congresso nazionale dell'associazione coincide con l'avvio del dibattito parlamentare per l'approvazione di una legge bipartisan che riconosca la dislessia e favorisca gli interventi di integrazione didattica degli studenti affetti da disturbi dell'apprendimento.

"Attualmente - ricorda la senatrice Vittoria Franco (Pd) - sono in discussione in Parlamento cinque disegni di legge similari, che ricalcano un testo di legge già approvato in sede deliberante dalla Commissione Istruzione del Senato nella scorsa legislatura. Il nostro obiettivo è quello di arrivare finalmente a una legge per la dislessia".

Un testo "che - le fa eco il senatore Franco Asciutti (Pdl) - veda la luce entro la prossima primavera". In assenza di una legge, infatti, la situazione in Italia è spesso così drammatica da aver spinto l'Associazione italiana dislessia a inviare un esposto alla magistratura e al Commissario europeo per i diritti umani, Thomas Hammarberg, per denunciare i diritti negati di migliaia di bambini dislessici.

L'esposto, trasmesso anche ai ministri della Pubblica istruzione, del Welfare e delle Pari opportunità, chiede alle istituzioni di prendere provvedimenti per tutelare questi ragazzi e garantire loro i diritti fondamentali della persona, anche attraverso l'integrazione piena e consapevole nella scuola.

"Un'integrazione che può diventare realtà grazie a pochi, ma significativi interventi: dalla personalizzazione dell'insegnamento alla dotazione di strumenti informatici, fino all'adozione di diversi sistemi di valutazione, senza pregiudicare in alcun modo l'apprendimento della classe", sottolinea la Penge.

"Queste misure sono previste in diverse circolari ministeriali, che però vengono regolarmente disattese in molte scuole italiane - denuncia Rosa Bianca Leo, presidente della sezione Aid di Taranto - È come negare ad un miope l'uso degli occhiali per leggere. Eppure accade. In molte scuole quasi tutte le materie orali vengono svolte con verifiche scritte e i ragazzi dislessici sono sottoposti a estenuanti copiati e riassunti. Gli alunni riferiscono ai genitori di essere spesso sollecitati a fare meglio dagli insegnanti benché questi sappiano che i loro errori sono involontari. È come - conclude - chiedere a un bambino di farsi passare la febbre con la forza di volontà"Fonte: AdnKronos ».

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